Gli Upon A Burning Body ritornano finalmente in Europa per presentare “The World Is My Enemy Now”, album uscito quasi un anno fà.
A Milano approdano al Dissonance Festival, un piccolissimo festival underground composto per lo più da band italiane fiere portabandiera di vari generi che ruotano attorno al metalcore.
Nonostante la musica sparata ad alti volumi che va avanti da tutto il giorno, la gente ha voglia di far festa e con tutti i gruppi a cui ho assistito si è dimostrata molto calorosa scatenando grandissimi circle pit e impegnando qualche decina di persone nel mosh.
Con qualche decina di minuti di ritardo accumulati dai vari cambi palco nel corso della giornata gli elegantissimi Upon A Burning Body fanno finalmente il loro ingresso sul piccolo palco del Circolo Svolta di Rozzano.
In blocchi di due canzoni alla volta vengono scagliate dal palco Red Razor Wrists e Scars, Pladge Your Allegiance e Middle Finger To The World, tutti tratti dall’ultima fatica.
Fortunatamente tutta la band sembra essere in grandissima forma nonostante siano sempre in tour per l’America. Anche se a questo giro sono orfani di un chitarrista, C.J. se la sà cavare egregiamente non perdendo un colpo, il più pacato Ruben suona il basso in un angolino concentrandosi al massimo sul suo strumento. Ma sono Danny Neal e il batterista Tito Felix i veri mattatori del gruppo: il primo con la sua possente voce e il suo grandissimo carisma sul palco sembra un super-uomo, il secondo martella quella povera batteria come se ne dovesse cambiare una ad ogni concerto: sarà anche piccolino di corporatura, ma riesce a creare un ottimo supporto per questa band.
Sin City, Carlito’s Way e Texas Blood Money sono le canzoni che indicano che si è quasi alla frutta e infatti poco dopo viene proposta come bis la tamarrissima Turn Down For What a segnare la chiusura del concerto.
Un’ora spaccata di concerto che finalmente fà apprezzare ai pochi presenti una data da headliner degli Upon A Burning Body.
Si ringrazia lo staff del Dissonance Festival e Versus Music Agency per il gentile invito.
Testo e foto a cura di Stefano Cremaschi.
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