La musica di Nicolas Godin è parte della cultura di massa ormai da decenni: Godin è infatti il compositore, produttore, polistrumentista e co-fondatore degli Air, lo storico duo francese dietro alcuni dei più grandi successi degli ultimi venti anni.
Nel 2015, sette album e due colonne sonore dopo l’incontro con Jean-Benoît Dunckel, l’altra metà del progetto elettronico, Godin decide di pubblicare il suo primo lavoro solista dal titolo ‘Contrepoint’, in cui trasforma l’influenza di Johann Sebastian Bach in una ricca serie di sperimentazioni musicali.
Sempre da solista compone la colonna sonora della serie TV francese ‘Au Service De La France’, e nel frattempo lavora minuziosamente ai brani (e al concept) di quello che sarà il suo secondo album intitolato ‘Concrete and Glass’, pubblicato il 24 gennaio 2020 per Because Music.
Nell’album, anticipato dai singoli ‘The Border’, ‘Catch Yourself Falling’ e ‘The Foundation’, Nicolas Godin balla con l’architettura e sceglie di farsi ispirare dalla seconda delle sue anime, quella di studioso di architettura all’École Nationale Supérieure d’Architecture de Versailles, realizzando una serie di brani disegnati a partire da punti di riferimento squisitamente architettonici: la composizione parte da una linea puntigliosamente minimalista che si sviluppa seguendo delle calorose curvature pop.
Per Godin, l’album è anche un ritorno all’elettro-pop del periodo formativo e più sognante degli Air, nel quale è presente l’influenza di Le Corbusier, uno dei più grandi architetti moderni, al quale Godin ha reso omaggio componendo brani per le sue mostre in tutto il mondo. Parlando di ‘Concrete and Glass’, Godin ha dichiarato: “Ho composto il disco pensando al grande architetto Mies van der Rohe. Ha costruito il Padiglione di Barcellona nel 1929 sulle colline di Montjuic e quell’opera ha spazzato via l’intera storia dell’architettura che l’ha preceduta per aprire un inedito capitolo nella storia dell’umanità. Ho sempre pensato che si dovesse partire da un concetto per scrivere un album, ma che poi si dovrebbe lasciar fare il resto alla musica. Quando la musica prende il controllo si tratta di un buon album. Ho applicato questo principio a tutti i lavori che ho avuto la fortuna di realizzare finora, con un unico mantra: è la musica a decidere”.
Raffinato, leggero, moderno, concepito con assoluta precisione, come la musica degli Air, l’album è impreziosito da un tocco pop circondato da solide mura di synth che poggiano su un terreno di musica d’ambiente e dream pop, Nicolas Godin è completamente a suo agio e realizza meraviglie che lo eleggono uno dei primi protagonisti indiscussi del french touch, mantenendosi in splendida forma con quel suo stile inconfondibile, che possiamo senza ombra di dubbio considerare classico.
Il brano principale, ‘The Border’ è un ingresso perfetto agli edifici musicali di Godin: agli ampi spazi d’ispirazione ambient si accompagnano leggeri ed eleganti sintetizzatori, vocoder e un saliscendi di bassi. Come con gli Air, Godin riesce ad alleggerire ogni angolo in modo che la musica sembri quasi non risentire affatto della legge di gravità, occupando un posto a mezz’aria.
Oltre alla voce modificata di Godin, l’album contiene diversi featuring di prestigio, tra i quali Alexis Taylor degli Hot Chip, che presta la sua voce in falsetto per uno dei brani più dolci, il pezzo dream-pop ‘Catch Yourself Falling’. Oltre a Taylor, in ‘Concrete and Glass’ sono presenti l’attivista e cantante Cola Boyy in ‘The Foundation’ e la voce soul psichedelica di Kadhja Bonet che canta con voce soave e serena sui synth tremolanti di ‘We Forgot Love’, Kirin J Callinan e la cantante moscovita pop sperimentale Kate NV che ci conduce in modo aggraziato e dolorosamente romantico in ‘Back to Your Heart’.
Dal primo brano fino alla sensuale e fumosa traccia di chiusura ‘Cité Radieuse’, ‘Concrete and Glass’ è un album che compie innumerevoli percorsi rimanendo però ancorato al suo senso globale. Per Godin, questo lavoro è un’altra pietra miliare in un viaggio musicale iniziato quando l’album di debutto degli Air nel 1998, ‘Moon Safari’, divenne la leggera e sublime colonna sonora di quegli anni e inaugurò una carriera di enorme successo, spaziando tra colonne sonore squisitamente evocative (‘The Virgin Suicides’), espansivo sperimentalismo (‘10.000 Hz Legend’), pop lussureggiante (‘Talkie Walkie’), tributi collaborativi alla musica giapponese (‘Pocket Symphony’) , retro-futurismo dell’era spaziale (‘Le Voyage dans la Lune’) e tanto altro ancora.
Nicolas Godin da sempre traduce in musica la sua attitudine ad andare avanti, sempre, senza rinunciare a guardarsi indietro ed attorno: retrofuturismo per palati fini!
Armonie, modernismo ed essenzialità che ben si legano al minimalismo musicale di Godin, abile ricamatore di cachemire e testimonial di un’eleganza innata.
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