Sponda bresciana del Lago di Garda, Gardone Riviera, dimora del poeta Gabriele D’Annunzio. Il Vittoriale si accende di nuovo per accogliere il secondo appuntamento del festival Tener-a-mente: i The Dream Syndicate.
La vista è stupenda come al solito, l’aria è fresca, la luna piena illumina il crepuscolo: peccato per la pioggia che stasera offrirà poche tregue ai fan del gruppo specializzato in rock psichedelico.
Veramente incredibile la storia dei The Dream Syndicate: massimi esponenti (per alcuni gli unici) del Paisley Underground, specializzati in rock alternativo e psichedelico, si sciolsero nel 1989, dopo una decina di anni di attività. Dopo un lungo tour mondiale iniziato nel 2012, nel 2017 a sorpresa pubblicarono un altro album, How Did I Find Myself Here?.
Ma ecco che dopo qualche minuto di attesa gli artisti entrano in scena, fra urla e applausi.
“Buonasera” accenna Steve Wynn (voce, chitarra e leader) in italiano, mentre iniziano a scaldare gli strumenti.
Attaccano con Halloween, che suonano con lunghe parentesi strumentali, dimostrando la capacità di miscelare melodie languide con ritmi decisi. Si passa poi a The Circle e a 80 West, tratti dal nuovo album.
Questa è una notte speciale: in cielo splende la rara Luna Fragola (il plenilunio di giugno), il pianeta Saturno si trova alla massima vicinanza alla Terra, e un complesso che si era sciolto (apparentemente per sempre) una trentina di anni fa si esibisce davanti ai suoi fan, pronti a sfidare il maltempo pur di ammirare i propri idoli.
Intanto gli artisti si stanno scatenando sul palco sotto le note di Out of My Head, e anche il pubblico si lascia trasportare dal ritmo travolgente. “Grazie!” urla al termine Steve Wynn, fra gli applausi e le grida della platea.
Fra successi recenti e decennali, la sera scorre fra musica di ottima qualità e la pioggia che non accenna a smettere. Steve si relaziona con il pubblico con naturalezza e trasporto, fra ringraziamenti e aneddoti. Oltre alla passione per le virtuosistiche parentesi strumentali, i The Dream Syndicate possiedono anche il gusto delle luci e degli effetti: il palco ora si oscura (Like Mary), ora si accende di bagliori psichedelici (Empty Gun).
Ma intanto si è già passati a How Did I Find Myself Here?, il brano che dà il nome all’album del 2017. Il pubblico lo riconosce fin dalle prime note ed esulta. Che sia un pezzo particolarmente caro al complesso è palese: gli artisti si scatenano, non limitandosi a usare le mani ma suonando gli strumenti con tutto il corpo, fino a fondere rock e danza.
Il gruppo conclude la sua esibizione con Glide e Tell Me When It’s Over, quindi Steve Wynn ringrazia e saluta il pubblico. Escono dalla scena, ma la folla già in piedi sotto il palco li reclama a gran voce.
Gli artisti non si fanno attendere: “Non abbiamo ancora finito!”, rassicura Steve, prima di passare a Merrittville.
La scena sembra tratta da un film: le luci psichedeliche illuminano le gocce d’acqua, una banda californiana di 30 anni fa suona con il Lago di Garda come sfondo, il pubblico balla sotto il palco ormai incurante della pioggia.
Steve Wynn è caricatissimo, e la sua energia si intensifica passando a The Days of Wine and Roses, pezzo tratto dal loro primo album (36 anni e non sentirli).
Ma ecco l’ultimo dono che i The Dream Syndicate hanno riservato al pubblico di stasera: Boston. La platea si lascia andare a un coro di “no more no more, I don’t want to be here anymore”, rivivendo questa canzone del 1986 come se fosse la prima volta.
Steve Wynn saluta per un’ultima volta, poi il complesso si ritira e il pubblico defluisce verso l’uscita.
Ma non proprio tutti stanno correndo al riparo. L’acquazzone è peggiorato, ma Steve e i suoi colleghi si attardano sotto la pioggia, pronti a firmare autografi.
Grazie Steve, grazie ragazzi. Se non è una vera prova di devozione ai fan questa.
Prossimo appuntamento mercoledì 4 luglio con Ben Howard!
Testo a cura di Anna Travagliati
Foto (di repertorio) a cura di Carlo Vergani
Si ringrazia Ja.La. Media e Festival del Vittoriale Tener-a-mente per il gentile invito.