Dal 1983 hanno sfornato ben undici album in studio.
Sono considerati i fondatori del trash metal.
In quattro decadi di esistenza sono stati in tour con qualsiasi gruppo e hanno suonato in ogni dove.
Sono stati accusati di essere un gruppo antisemita e satanista a causa dei simboli utilizzati e delle tematiche trattate.
Il loro aspetto incute timore anche a cinquantanni suonati,
signore e signori,
gli SLAAAAAYERRRR!!!
Quarant’anni di onorata carriera, passando da album leggendari come Reign In Blood, South Of Heaven e Seasons in the Abyss ma anche dalle citazioni in giudizio per i brani troppo violenti e la morte del chitarrista e fondatore Jeff Hanneman per cirrosi epatica.
Ma per questa leggendaria band (che ormai si è ridotta a soli 2 membri originali) è giunto il tempo di appendere le chitarre al chiodo dopo il termine del Final World Tour che li vede trionfare in tutte le nazioni in Europa con una sfilza di arene sold out che da tempo non si vedeva.
Per rendere il tutto più accattivante, il gruppo californiano, ha deciso di portarsi in tour gli Obituary, i compagni di banco dei Big 4 Anthrax e, udite udite, i Lamb Of God, che per l’occasione rimettono piede in Europa dopo quasi 5 anni di assenza.
L’occasione è ghiotta ed il Mediolanum Forum è andato esaurito in pochissimo tempo, ecco com’è andata!
Obituary
Folto il pubblico che già alle 18:20 affolla l’enorme venue meneghina, mentre gli Obituary prendono possesso dell’enorme palco dal quale sprigionano a piena potenza il loro breve set che pesca a piene mani negli anni ottanta con brani come Deadly Intentions, I’m In Pain e Find The Arise. John Tardy si muove senza pace per il palco mentre il forum di Assago comincia a prendere dimestichezza con quello che sarà la serata.
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Anthrax
Molti dei metallari duri e puri li avrebbero voluti vedere appena prima degli Slayer, ma per la band di New York questo non sembra far la differenza. Gli Anthrax mettono in piedi uno show di primo livello senza quasi prendere mai fiato.
Cinquanta minuti di puro godimento dove Joey Belladonna si sbraccia a più non posso per accorciare le distanze con il pubblico mentre canta a per di fiato Caught in a Mosh o Antisocial, mentre l’imponente Scott Ian suona imperioso la sua chitarra. Be All, End All, Fight ‘Em ‘Til You Can’t e Indians sono come succose ciliegie che vengono mangiate una dietro l’altra fino a finire il cesto.
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Lamb Of God
Uno show molto atteso quella della band della Virginia che vede molte maglie nel parterre.
Rabbia e rancore scorre nei testi della band capitanata da Randy Blythe che sbraita nel microfono mentre salta e ruota i suoi lunghi dread sul palco. Brutali Now You’ve Got Something To Die For e Walk With Me In Hell in apertura che alternano i martellanti riff di Mark Morton ad una doppia cassa di batteria che toglie il fiato.
Sguardo fisso sul pubblico e marcia sempre in trazione per questa band schiaccia sassi che perde un pò di spinta durante l’esecuzione di brani più recenti come Engage the Fear Machine e Blacken the Cursed Sundei con poca identità.
Anche se all’appello manca Black Label, la chiusura con Laid To Rest e Redneck lascia i fan della band soddisfatti.
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Slayer
I re del trash metal hanno finalmente il loro meritato finale in un unico e sold out Mediolanum Forum colmo fino all’ultimo posto per celebrarli in un ultimo concerto con una lunghissima set list che pesca da tutti gli album della band.
Fuoco per rendere ancora più eccezionale la serata mentre violenti circle pit si sfogano fronte palco.
Luci rosso sangue illuminano il palco mentre i back drop di una vita si alternano con fino a giungere a quello in ricordo di Hanneman.
Un serissimo e a tratti stanco Tom Araya tiene in riga tutti i presenti con le sue urla, mentre Kerry King pare essere il solito carrarmato di sempre con i suoi catenoni da 20 kg al suo fianco.
Gary Holt e Paul Bostaph si sono integrati alla perfezione nella band, il primo sfidando King a suon di assoli, il secondo scandendo in maniere incessante e implacabile il ritmo che ha reso grandi gli Slayer.
L’apoteosi della serata si giunge al momento dei bis, dove la band di Los Angeles lascia le chicce South of Heaven, Raining Blood, Chemical Warfare e Angel of Death.
La giusta celebrazione per gli Slayer che non si sono mai traditi e hanno mantenuto sempre la loro strada.
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Testo e fotografie a cura di Stefano Cremaschi.