Sem & Sténn: dopo X-Factor siamo ripartiti più forti di prima

Sono stati tra le rivelazioni dell’ultima edizione di X-Factor. Con la loro proposta musicale non convenzionale Sem & Sténn – all’anagrafe Salvatore Puglisi e Stefano Ramera – hanno solleticato la fantasia del pubblico e attirato l’attenzione della critica. Il loro coach Manuel Agnelli ha immediatamente scommesso su di loro, accompagnandoli in un interessante processo evolutivo e invitandoli ad aprire il concerto degli Afterhours ad Assago dei giorni scorsi. Coppia artistica, ma anche di vita, il loro coming out ha creato una certa spaccatura tra il pubblico. Qualche hater ha perso il proprio tempo ad attaccarli sui social network, ma è stato il televoto a risentirne, condannandoli all’eliminazione alla fine della terza puntata del talent. 
A distanza di 5 mesi, i due ragazzi, hanno pubblicato un album, “Offbeat” e iniziato un tour. In occasione della loro esibizione torinese allo Spazio 211 li abbiamo incontrati e li abbiamo intervistati. Ecco cosa ci hanno detto.
 
Salvatore, Stefano, ci raccontate la vostra storia? Come vi siete conosciuti, come vi siete avvicinati alla musica e come siete diventati Sem & Sténn?
«Ci siamo conosciuti nel 2007 in chat – spiega Sem –, quando eravamo ancora piccolissimi. Io siciliano, lui lombardo. La nostra era un’amicizia virtuale, visto che fisicamente ci siamo incontrati soltanto quattro anni più tardi». «A quei tempi c’erano i blog musicali e Msn – aggiunge Sténn – ed è proprio lì che abbiamo iniziato a frequentarci». «All’inizio me la sono tirata un po’ – sottolinea Sem – ma poi alla fine ho ceduto e ci siamo messi insieme. È stato in quel momento che è emersa la nostra passione segreta: quella di scrivere brani musicali senza poi farli ascoltare a nessuno. In quel momento abbiamo trovato il coraggio di metterci in gioco». «Ogni cosa – conclude Sténn – è stata per noi la prima volta, compreso l’amore. Abbiamo iniziato a scrivere pezzi insieme e la nostra storia è cresciuta in questo modo». 
 
Siete giovanissimi, ma la vostra proposta musicale va a pescare in un’epoca in cui voi non c’eravate: gli anni ’80 e ’90. Quali sono state le vostre influenze?
Sem: «In realtà i nostri ascolti spaziano in moltissimi ambiti e oggi proponiamo questo tipo di musica in modo naturale. Di certo abbiamo frequentato moltissimo la nightlife milanese e per questo ci consideriamo dei club-kids. Nei locali underground abbiamo acquisito moltissime influenze musicali ed a queste ci siamo ispirati. Personalmente avendo un fratello più grande ho potuto ascoltare tutto quello che lui aveva nella playlist».
Sténn: «Siamo anche della vecchia scuola di Mtv, televisione che 15 anni fa proponeva davvero di tutto, anche cose lontane dalla nostra epoca. Oggi purtroppo quel canale si è un po’ appiattito, ma in compenso la rete ci consente di avere tutto quanto a portata di mano». 
 
Siete sul mercato da molto tempo. Come è nata l’idea di partecipare ad Xfactor e come mai improvvisamente è sparito tutto il vostro materiale online?
«Eravamo molto scettici. Vedendo le precedenti edizioni avevamo il timore di essere in qualche modo plasmati artisticamente e di non essere capiti. Il materiale è sparito perché nel momento in cui accedi al talent sei vincolato all’etichetta che promuove discograficamente lo show (Sony, ndr) e quindi la musica diventa di sua proprietà». 
 
E poi cosa è successo? 
«All’indomani della nostra uscita è svanito tutto l’interesse di Sony e quindi ci siamo ritrovati da soli a dover ricostruire tutto quanto. Abbiamo registrato nuove tracce e riproposto ex-novo il nostro progetto». 
 
Chi ha seguito il talent da casa ha intravisto una sorta di cambio di rotta da parte del vostro coach, Manuel Agnelli. Inizialmente vi ha spinto e protetto, poi alla terza puntata vi ha mandato al televoto condannandovi, di fatto, all’eliminazione. Non vi siete sentiti abbandonati?
«Per Manuel è stato difficile  scegliere tra due gruppi dello stesso team e quindi ha salomonicamente delegato al pubblico la decisione su chi eliminare. Tutto questo nonostante fossimo probabilmente i suoi favoriti e piacessimo molto anche agli altri coach».
 
Però così facendo vi ha girato le spalle…
«Non possiamo negare di aver masticato amaro, ma vorremmo sottolineare come il coach ci abbia dato tantissimo. Si è prestato per i “featuring”, senza dimenticare che ci ha fatto suonare ad Assago in apertura del suo concerto. Quindi nessuna recriminazione nei suoi confronti».
 
E il pubblico?
«Crediamo che il televoto abbia fatto emergere anche una certa componente omofobica. Sui social abbiamo ricevuto molti attacchi e tanti altri li stiamo subendo ancora oggi. Per fortuna una volta usciti le cose sono un po’ cambiate. Il pubblico televisivo non è lo stesso che ascolta la nostra musica, così come i followers non sono tutti hater, ma anche persone che ci seguono e ci vogliono bene».
 
Come vivete questo momento musicale?
«Viviamo in un epoca molto particolare. La musica indie e underground sembra essere più seguita di quella proposta dalle major e questo è interessante. Per noi la situazione è particolarmente intricata perché non appartenendo ad un cliché presente in Italia, siamo difficilmente classificabili. Nel nostro paese c’è una forte corrente indie-cantautorale, mentre noi ci sentiamo fondamentalmente pop. Detto questo vogliamo continuare sulla nostra strada, senza farci troppo condizionare dalla situazione».
 
Qual è il vostro obiettivo?
«Noi siamo molto ambizioni. Vorremmo portare la nostra musica all’estero, dove le nostre influenze hanno avuto successo. Di sicuro rimaniamo aperti ad ogni tipologia di sperimentazione. Il primo album, improntato sull’elettronica, è nato in modo spontaneo, ma non vogliamo chiuderci in recinti senza uscita. Chissà, magari il prossimo lavoro sarà blues…»
 
L’ultima domanda riguarda la vostra vita di coppia. Come conciliate gli impegni professionali e artistici, con quelli della famiglia?
«Non è facile, ma pensiamo di aver superato un lungo periodo di rodaggio. Di sicuro quando parliamo di progetti lavorativi è il momento in cui non litighiamo. Essere una coppia è comunque importante, perché sai che avere al tuo fianco una persona onesta è leale può aiutarti a superare le difficoltà. In questo mondo garantiamo che non è cosa da poco. Abbiamo avuto tante fregature e alla fine essere in due ha aiutato». 
 
Avete avuto paura che il carrozzone di X-Factor potesse mettere in crisi il vostro rapporto?
«Non ci abbiamo pensato. Siamo positivi in tutte le cose che facciamo».
 
Intervista a cura di Vincenzo Nicolello
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