Non è certo la prima impressione quella che conta, ma un’idea di questo Sanremo targato Claudio Baglioni ce la siamo fatta. L’aura autarchica e di restaurazione che si è respirata all’Ariston da un lato ci ha riportato in quella zona di confort che solo il Festival dei Fiori ci riesce a dare, ma dall’altra ci ha imposto un interrogativo: come arriveremo fino a sabato sera?
Intanto proviamo a dare le pagelle della serata, partendo dai presentatori e proseguendo per 20 brani presentati dai big.
Claudio Baglioni: voto 4. Basta fare un giro in rete per capire che è l’uomo sbagliato al posto sbagliato. Il complimento migliore è stato paragonarlo a Ridge di Beautiful, ma c’è chi ha preferito invece assimilarlo a Ken. Quanto a plastica, in effetti ci siamo. Sul palco ha provato ad essere simpatico, ma davvero ci ha fatto rimpiangere Pippo Baudo (ed anche Fabio Fazio).
Pierfrancesco Favino: voto 6. Diciamo che si è sforzato di fare qualcosa di alternativo, muovendosi purtroppo nei compassati paletti del copione. Carina la gag sulla rivalità con Michelle Hunziker, ma niente di più.
Michelle Hunziker: voto 6,5. La simpatica bionda elvetica riesce a dare una ventata di freschezza. Si muove sul palco e appare spigliata nel ruolo mai banale di presentare il Festival. Speriamo in lei per sopravvivere.
Le canzoni:
Annalisa voto 5. L’ultimo singolo ancora in rotazione in radio ci aveva lasciato immaginare in una svolta. Purtroppo non è così. Crediamo che l’artista ligure sia ancora alla ricerca di una vera identità.
Ron voto 6. Purtroppo è lui ad aprire la lunga serie di esibizioni di cantanti rispolverati in occasione del festival. Lui punta su Lucio Dalla e forse questa scommessa gli regalerà qualche onore da parte della critica.
The Kolors: voto 6. L’operazione giovani ha vissuto anche su questa boyband che dopo aver ballato per un’intera estate con il singolo di lancio, ripreso anche da una compagnia telefonica, è caduta nell’oblio. Senza infamia e senza lode.
Max Gazzè: voto 7. Non vincerà mai Sanremo, ma se non altro di sforza di essere simpatico e di presentare qualcosa di alternativo. Questa volta siamo piombati negli anni ’80 in pieno delirio prog. Niente male.
Vanoni, Bungaro, Pacifico: voto 6. Chiamiamola operazione sanremese. Prendi tre artisti, distanti anni luce e mettili insieme sul palco. Ne esce un’esibizione che sarà ricordata giusto per un mese e poi svanirà.
Ermal Meta e Fabrizio Moro: voto 6.5. Vedi sopra. I due cantautori hanno scelto un improbabile duetto che non andrà da nessuna parte, ma probabilmente sarà sufficiente per alzare il trofeo dei vincitori.
Mario Biondi: voto 4. Non ci siamo. Il gigante soul lo vediamo bene al Blue Note, magari proponendo brani in inglese. Con Sanremo non ci azzecca. Ci spiace ma è così.
Roby Facchinetti e Riccardo Fogli: voto 4. Per dirla alla Master chef. Questa reunion deframmentata dei Pooh proprio non la capiamo. I “belli e cofanati” dovevano accontentarsi del tour d’addio e vivere di ricordi.
Lo Stato Sociale: voto 6. Periodicamente sul palco dell’Ariston arriva una ventata di indie. Questa volta è toccato ai giovani bolognesi, sparigliare le carte del “sole, cuore, amore”. Simpatici, non c’è che dire. Il loro brano sfonderà in radio. Ma saranno ricordati per la vecchietta. Scommettiamo?
Noemi: voto 5. Non ci siamo o almeno non ci è piaciuto il suo approccio sanremese. Ci piacerebbe vederla più graffiante ed aggressiva. Magari il disco ci racconterà qualcosa di più.
Elio e le Storie Tese: voto 4. Ma non si erano sciolti? Non avevano celebrato il loro funerale? Questa messa di trigesima ha sancito che la genialità di Stefano e company è andata definitivamente in soffitta.
Caccamo: voto 6. Lui Sanremo l’ha già vinto ed in fondo è il volto perfetto per quel palco. Faccia pulita, compassata, brano ordinario. Questa è la musica italiana (ma di qualche lustro fa).
Red Canzian: voto 5. Cosa possiamo aggiungere alla stroncatura della “Pooh reunion”? Ma davvero ce n’era bisogno? (domanda retorica).
Luca Barbarossa: Voto 6. Se n’è andato Lando Fiorini ed ecco arrivare Barbarossa. Se non fosse a Sanremo per presentare, ci aspetteremmo un duetto con Baglioni, magari cantando “Porta portese”.
Diodato e Roy Paci: voto 7. I book maker li danno ultimi e forse avranno pure ragione. Ma noi pensiamo che la loro esibizione sia tra le più credibili dell’intero lotto.
Nina Zilli: voto 6. Se non altro è piacevole a vedersi. Il brano ha pretese di impegno, ma musicalmente convince pochino.
Renzo Rubino: voto 6. Il cantante pugliese si era preso una pausa di riflessione. E’ sicuramente simpatico, ma crediamo che la sua vera essenza sia il pianobar.
Enzo Avitabile e Peppe Servillo: voto 6. Napoli è servita. Nella città all’ombra del Vesuvio la vita è difficile. Un testo forse un po’ scontato, ma valorizzato dalle doti interpretative (o recitative dei due).
Le Vibrazioni: voto 5. Un’altra reunion che forse non andrà da nessuna parte. L’unico merito di Sarcina e compagni è di aver provato a portare un po’ di sano rock sul palco. Ma non pensiamo che finirà in gloria
Decibel: voto 6. Il tour dell’anno scorso ha riportato in auge quel piccolo mito punk elettronico che erano i Decibel. Il brano è un po’ troppo lento, troppo ruggeriano. Ma di questi tempi bisogna sapersi accontentare.
Testo a cura di Vincenzo Nicolello
Di seguito alcuni scatti della serata per gentile concessione di Carlo Capodanno, che ringraziamo:
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