Si chiamano Rimbamband e sono cinque scanzonati artisti che vogliono far divertire in pubblico giocando con la musica. Originari di Bari, hanno trasformato i loro studi al Conservatorio in una vera e propria macchina della risata. I loro show sono un continuo susseguirsi di gag, alternati a ottima musica. In occasione della loro esibizione al Teatro Sociale di Alba abbiamo deciso di farci raccontare la loro storia.
Ecco qui l’intervista, concessa dai fondatori storici: Raffaello e Renato.
Come sono nati i Rimbamband?
«L’idea è nata dalla volontà di raccontarsi e quindi abbiamo deciso di spiegare al pubblico chi davvero siamo. Tutti noi abbiamo fatto un percorso musicale importante, ma abbiamo anche tutti quanti una propensione al gioco e alla spensieratezza. Volendo utilizzare una parola un po’ scurrile diciamo che abbiamo un approccio “cazzaro”. Così è nato questo tipo di performance in cui si fondono queste due anime ed è stata fondata la Rimbamband».
La base di partenza è quella musicale?
«Siamo musicisti seri e professionali che si prestano allo scherzo e non viceversa».
A chi vi siete ispirati?
«I precursori italiani di questo genere di spettacolo che fonde musica e comicità sono sicuramente i ragazzi della Banda Osiris. Anche se Victor Borges lo fa da moltissimo tempo ed se vogliamo estremizzare anche Bollani in qualche modo segue questo copione. Di sicuro ognuno ha le proprie corde e propone cose originali. Noi possiamo vantarci di avere un’offerta assai poco plagiabile, perché ognuno di noi propone sul palco cose che gli vengono naturali».
Quanto c’è di preparato e quando invece è affidato all’improvvisazione?
«Il copione è definito e collaudato nei minimi dettagli. Il testo è scritto in modo definito, ma ovviamente, essendo dei giocherelloni, ogni sera ci divertiamo anche a giocare con gli altri. Un fatto è certo. L’improvvisazione te la puoi concedere soltanto quando sei sicuro di riuscire a ritornare sulla retta via. Se vogliamo fare delle percentuali allora possiamo dire che, a seconda dello spettacolo, almeno l’80-90% di quello che facciamo sul palco è scritto sul copione. La percentuale aumenta con la complicità che riusciamo a creare con il pubblico».
Insomma tutto è basato sul grande affiatamento. Come vi siete conosciuti?
«Ci siamo incontrati a rate. Raffaello e Renato lavorano insieme da moltissimo tempo, poi si è inserito Nicolò. Dopo tre anni è arrivato Francesco “il rosso” e per finire si è aggregato Vittorio, che per altro aveva già collaborato in altri progetti. La squadra ha trovato la chimica giusta ed oggi possiamo dire che la formazione è definitiva».
In questi 11 anni di attività quante produzioni avete ideato?
«Abbiamo all’attivo 4 spettacoli ed un quinto è in rampa di lancio, pronto per debuttare nel prossimo autunno-inverno».
Come nasce un vostro show?
«La costruzione è molto complessa. Quando si lavora insieme è importante che tutti siano felici ed abbiano il loro spazio. Si parte da un canovaccio che si arricchisce con i caratteri di ognuno di noi. Poi si va in scena e si registrano le reazioni e le interazioni. Quella che all’inizio può essere un’improvvisazione, diventa testo. In poche parole prima di arrivare alla versione definitiva c’è un processo di evoluzione e maturazione».
Raffaello, che è il più serio dal punto di vista artistico è quello più preso in mezzo dagli scherzi degli altri?
«Diciamo che è una gara a prenderci in giro. Nella vita reale ognuno ha il proprio nervo scoperto e durante le esibizioni facciamo a gara per stimolarlo. Sono giochi che fanno ridere il pubblico, ma che soprattutto ci regalano quell’adrenalina, indispensabile per continuare a lavorare insieme».
Lo spettacolo che presenterete ad Alba si intitola “Note da Oscar” di che cosa si tratta?
«Solitamente i nostri show prendono spunto dai grandi classici della musica italiana: da Buscaglione a Carosone, fino ad arrivare a Gaber, ma questa volta abbiamo voluto puntare sulle colonne sonore dei film che hanno vinto l’Oscar. Raffaello racconta la storia di Holliwood. Di tanto in tanto interviene Renato che interrompe il racconto, portando lo show ai livelli più bassi e fuori contesto».
Dicevate di uno show pronto al debutto, ne volete parlare?
«Sarà la storia di una clinica psichiatrica. I protagonisti saranno quattro pazienti che cercheranno attraverso terapie di gruppo (psicodramma, musicaterapia, ndr) di guarire. Lo spettacolo si intitolerà “Manicomics” e sarà un vero e prorpio manicomio comico e fumettistico».
Foto e testo di Vincenzo Nicolello
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