È accaduto a Berlino o a Milano? MUTO si getta nella mischia con Independent

Autore: MUTO
Album: Independent
Etichetta: Prismopaco Records
Questo mio primo album, Independent, è in realtà un viaggio. moderno Ulisse, lascio il porto sicuro per andare incontro all’ignoto, alla conoscenza profonda delle inquietudini e della pace, trasportato dalla mia barca, sul mare delle sensazioni. ogni brano è un porto, una transizione, un nuovo pensiero, uno stato d’animo, un racconto. un mezzo per descrivere senza parole le diverse emozioni che attraversano l’animo umano e che ci rendono vivi. Ed indipendenti, in quanto unici.
MUTO è un artista milanese che si imbatte con coraggio e determinazione in una produzione che segna il capitolo primo di una messinscena elettronica, che assapora dubstep e basi che rimandano anche ad un certo atteggiamento technoide. La metropoli come sfondo e i club berlinesi come riferimento, per agganciare basi curate e certe ambientazioni tanto care a gente del giro Lamb e Thievery Corporation.
Il nome dell’album, Indipendent, è l’iniziale messaggio evocativo di un personaggio che usa campionamenti e bassi per creare atmosfere anche ballabili (vedi l’intensa Winternet e le sue vocine di sottofondo), ma con la sensazione che dietro ogni traccia ci sia tutto tranne che l’improvvisazione.
Pezzi molto legati a performance visuali, come Awake –Inside e il suo mantra oscuro nel groove centrale, conducono la macchina performante di MUTO verso lidi di sicuro attracco per chi ama l’attualità di Modeselektor e compagnia bella. Sequencer e sintetizzatore fanno il resto, approcciando anche temi musicali che si possono far personali, come nei 4 minuti e 31 secondi di Loser. Qualche sprazzo di Idm (intelligent dance music dicono) e sale poi in cattedra Aria, ambiziosa traccia lancio insieme alla cover di un brano di The XX. Il brano mescola back vocals e percussioni digitali che traggono ispirazione proprio dalle strane sensazioni di MUTO, che sarà peraltro una delle apparizioni del potente venerdì di Linoleum a Milano. La successiva YouKnow appare più massiccia, con le sue voci sfuggenti e il beat randellante che si aggira vorticoso verso un ritmo lineare e figlio della kraut music, perfettamente in linea con la copertina b/n che riprende dei manichini, quasi a ritrovare lo spunto per allontanarsi dalla massa e dalla sua finta stabilità. Apocalypse accelera la ritmica per una sana dose di drum’n’bass, mentre Induction completa l’opera con macchinazioni di dubstep e groviglio finale intenso e di Burial memoria.
Testo a cura di Andrea Alesse

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