Deproducers
DNA
Ala Bianca Group
Musica per conferenze scientifiche. Lo presentano così il progetto Deproducers, nuova linfa vitale creativa della musica italiana che è arrivata al terzo disco, e che vede l’unione di quattro grandi artisti della musica italiana, in collaborazione con AIRC.
Nessuna raccolta fondi (che è sempre un’ottima occasione per dimostrare generosità), ma solo un progetto che esplora il rapporto tra note e arte scientifica, dimostrando l’insussistenza della decompressione delle competenze e arrivando a fornire strumenti e suggestioni per innescare in noi la curiosità scientifica.
Con preziosa collaborazione del filosofo ed evoluzionista Telmo Pievani, e la consulenza scientifica del professore e ricercatore Pier Paolo Di Fiore, ci pensano Vittorio Cosma, Gianni Maroccolo, Max Casacci e Riccardo Sinigallia a comporre una musica che esalta l’aspetto della conoscenza. Se Botanica è stato l’album improntato sulla natura, DNA è quello che in otto tracce ci parla dell’uomo. Composizioni strumentali con in testa Abiogenesi, ma anche viaggi in universi intrisi si musicalità sperimentale e capacità strumentali innate, come Storia compatta della vita. La storia dell’umo in 365 giorni, dove l’età attuale è solo l’ultimissimo tassello della storia (23.59 del 31 dicembre, pe intenderci), interpretata alla perfezione dalla calda voce di Senigallia. Una riflessione anche sul pianeta che ci ospita, chiusa da registrazioni di un programma sudamericano televisivo, perché non dobbiamo finire come nei quiz e lasciarci andare alla disumanità.
Deproducers è quindi un progetto complesso e ben orchestrato, che promette scintille dal vivo con i visual che mostrano composizioni e scomposizioni delle particelle umane, e con le sonorità elettroniche che sono il tema di brani come DNA, prima di una poesia che abbraccia il post rock in Suite cellulare in 4 movimenti, brano cadenzato di phatos e oscurità. Si affronta senza retorica anche la tematica della malattia (la traccia Cancro, per l’appunto), dove l’aspetto emozioanle è spostato sulla metamorfosi cellulare, da cui può prendere piede quella cura che tutti ci aspettiamo, e che i Deproducers trattano facendoci comprendere come le cellule si comportino proprio come gli umani. Con psichedelici wa wa di fondo alle chitarre e ritmi cinematici, la marcetta western di questo brano è proprio improntata sull’egoismo cellulare, paragonabile all’individualismo dell’uomo.
Chiude la speranza di serendipità, inno alla scoperta che parte dall’errore e che ci invita a considerare gli errori come punto di partenza, sempre con un intonazione positiva.
Cercate i Deproducers dal vivo, sarà un’esperienza scientifica e di crescita e non solo un ascolto musicale.
Andrea Alesse