MOTTA – La musica e la nostra maledetta voglia di felicità

Cantautore, compositore e polistrumentista, Motta torna protagonista di un tour che ieri sera 24 novembre ha fatto tappa all’Orion di Roma. L’occasione è la presentazione dal vivo de “La musica è finita” il nuovo progetto in studio, prodotto insieme a Tommaso Colliva.

Il nuovo album mette un punto per ripartire dall’inizio. La musica finisce e riparte, si trasforma, evolve, il sound cambia, e porta la firma inconfondibile di Motta. Un progetto in cui l’artista sposta la lente dell’osservatore da sé stesso agli altri, aprendosi per la prima volta a collaborazioni inedite. Motta ha deciso per l’occasione di chiamare amici e colleghi come Willie PeyoteGiovanni Truppi, Jeremiah Fraites e Ginevra.

Una nuova direzione che dà il suo massimo sfogo nei live, grazie anche ai musicisti che lo accompagnano in questa nuova avventura: tornano con lui sul palco Giorgio Maria Condemi (chitarre) e Francesco Chimenti (basso, cello, tastiere, e “tante care cose”) ai quali si aggiungono per la prima volta Davide Savarese (batteria) e Whitemary (synth e elettronica).

Sono presenti all’ingresso i volontari di Emergency, voluti dal cantante toscano a ogni tappa del tour, per il loro ruolo fondamentale nell’opera di informazione e sensibilizzazione. “Sono felicissimo– commenta Motta – perché sarò sempre dalla parte di chi sostiene la diffusione di una cultura di pace. Come ha detto Gino Strada, ‘Io non sono pacifista. Io sono contro la guerra”. 

Per l’ultima data di questo di tour, Motta ha scelto Roma, la sua città d’adozione. E questo concerto somiglia in qualche modo a una festa in casa, con tutti gli amici.

Chi non lo ha mai visto dal vivo, non può affermare di conoscere Motta, artista che dà il meglio di sé sul palco e che ha un suono così tipico, ricco e potente da non poter essere rinchiuso all’interno di un qualsiasi lavoro in studio. Malgrado l’eccellente sound e produzione, dal vivo resta sempre un’altra cosa, non migliore o peggiore, ma diversa. È la sua anima più rock, new wave e gothic che risalta. In abbigliamento come di consueto total black, si alterna tra chitarra e pianoforte. L’inizio della serata è interamente dedicato all’ultimo album, i cui brani occupano circa la metà della scaletta. Lasciano spazio a molti dei pezzi più rappresentativi dell’album di esordio “La fine dei vent’anni” (targa Tenco 2016 come miglior album d’esordio), e solo un paio di estratti da “Vivere o Morire” (targa Tenco 2018 come miglior album) e “Semplice”. Una chiara volontà di ricominciare, come dicevo all’inizio, facendo indossare abiti nuovi ai brani precedenti al 2023. Nuova una parte della formazione, che porta con sé un suono più netto, con l’introduzione di elementi di elettronica e tenui parti vocali femminili.

Se il ritmo è incalzante, incessante e quasi ipnotico, non mancano le zone d’ombra, più acustiche e intime, come in “Via della Luce”, al piano, accompagnato solo dal violoncello. Ospite speciale anche sull’album, sale sul palco il geniale Willie Peyote, che si esibirà a Roma la sera successiva, per “Titoli di coda”. Ma lo show non è ancora giunto al finale, e acustico è anche l’attacco di “Se continuiamo a correre”, in una versione rallentata e drammatica, fino a che non esplode la batteria, Motta passa ai tamburi e il brano riprende il ritmo e la potenza originale. L’intensità si mantiene per “Roma stasera”, e un’ipnotica “Ed è quasi come essere felice”.

Dopo i ringraziamenti, Motta conclude il concerto inginocchiato a terra, vibrando di un’emozione che esce forte e sommessa come una preghiera, intonando “Quello che ancora non c’è”.

Il mondo fa paura, Ma la musica resta un bellissimo appiglio a cui aggrappare la nostra maledetta voglia di felicità.

 

Ringraziamo Francesca Capozzo di HELP – PR & MEDIA RELATIONS e l’Orion di Roma

Foto e reportage della serata a cura di Ginevra Baldassari

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