Fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza. Prendiamo in prestito un verso di Manzoni per raccontarvi la storia di questo live.
Lorenzo Licitra non ce ne voglia se diciamo che i Maneskin sono stati la rivelazione assoluta dell’ultima edizione di XFactor.
Il loro rock autodefinito coatto ha in qualche modo attirato l’attenzione del pubblico, che ha accolto i quattro ragazzi romani della scuderia di Manuel Agnelli in modo molto caloroso.
C’era dunque curiosità nel vederli all’opera, al di fuori di quello che in fondo è un palco protetto, in quanto regolato dalle rigide regole di Sky Tv. Così abbiamo colto al volo l’occasione di andare al loro concerto di Torino di venerdì 30 marzo. Così in come tutti gli altri locali bookati per questo primo tour, anche l’Hiroshima Mon Amour era al gran completo. In sala tante ragazzine sognanti, qualche adulto ed un incredibile parterre di bambini, molti dei quali era alla prima esperienza ai piedi di uno stage live.
Cosa possiamo dire dello show? La prima riflessione è relativa alla produzione, che nella sua semplicità ha regalato ottime luci ed effetti speciali, quasi a richiamare le idee che Luca Tommassini ha offerto nelle varie puntate del talent più seguito d’Italia, compresa l’asta della lap dance, spolverata in occasione del bis.
I ragazzi, che hanno confermato tutto il loro desiderio di stupire, presentandosi con un abbigliamento volgarotto, in stile con quello che avevamo visto in televisione, sanno stare sul palco e tutto sommato se la cavano anche a suonare. Il loro repertorio, almeno per ora, è un florilegio di cover che riesce a strizzare l’occhiolino a tutti, davvero tutti. Dall’amante del rock, all’appassionato di pop. Di brani autoprodotti, giusto un paio, che ancora non ci lasciano capire quale sarà il futuro del gruppo.
Oggi sono una certezza, ma è inevitabile che stiano navigando sfruttando l’abbrivio che XFactor gli ha regalato. I locali di “medie” dimensioni sono diventati troppo piccoli, al punto che in novembre partirà un nuovo tour che approderà nei vari Fabrique, Estragon, Teatro della Concordia, dove si possono raggiungere anche i 3mila spettatori. E poi?
Poi ci sarà il bisogno di fare il salto di qualità. Se la prospettiva è quella di continuare ad essere una cover band, simil karaoke, allora temiamo che la destinazione finale sarà quella di ritornare nei borghi che li hanno visti muovere i primi passi. Viceversa se vorranno diventare un gruppo autonomo, ci sarà molto da lavorare, anzi moltissimo. Lo pensavamo ancor prima di ascoltarli dal vivo e ne abbiamo avuto la certezza nel momento in cui, smessi gli strumenti elettrici e l’attitudine caciarona, hanno proposto alcuni brani unplugged. Quella fase del concerto, francamente ha destato più di qualche perplessità. Tre mesi di clausura al soldo dei coach e di XFactor, davvero sono troppo pochi per maturare.
Ringraziamo Vivo Concerto e Hiroshima Mon Amour per l’invito.
Testo e foto in concessione di Vincenzo Nicolello
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