I Machine Head tornano a calcare i palchi europei, con un trionfale tour in solitaria di 27 date, portando in scena uno show che ripercorre tutta la storia della trash metal band, che trova il consenso con il sesto album in studio “The Blackening”.
All’Italia vengono riservati ben 4 show, in ordine Roma, Bologna, Trezzo e Treviso, in cui il gruppo scarica tutta la sua storia sui numerosi fan accorsi per sentirli. E’ sulle note di Diary Of Madman di Ozzy Osbourne che Robb Flynn e soci salgono sul palco per dare via con Imperium ad all’esperienza “Machine Head”: non è da tutti fare tour di 5 settimane suonando per più di due ore a data.
A primo impatto si sente che questa è una delle ultime date, il gruppo appare molto stanco e Flynn sembra faticare parecchio nelle parti pulite di Beautiful Morning e Now We Die facendo temere un’esibizione non all’altezza.
Bit The Bullet e Locust gettano benzina sul fuoco mentre From This Day è la ciliegina sulla torta: infatti questa canzone è tratta da The Burning Red, album molto discutibile per gli amanti del trash metal, poichè tale album ha avvicinato il gruppo di Okland alle sonorità crossover di quell’epoca.
La cover degli Iron Maiden Hallowed Be Thy Name sembra stonare un pò all’interno di questa set list, ma viene accolta molto bene da tutti mentre The Blood, The Sweat, The Tears viene accolta da tutti per prendere un pò di fiato.
Ormai siamo a metà concerto e i Nostri rallentano per una piccola pausa con il frontaman che fà un piccolo riassunto dell’ultimo mese di tour e dei i ricordi legati all’Italia per riattaccare in maniera “dolce” con Crashing Around You e Darkness Within spazzando via completamente i flebili dubbi che si potevano aver all’inizio del concerto: oltre alla ottima performance vocale del cantante, bisogna dare meriti a tutti i componenti della band: il nuovo bassista Jared sembra essere completamente a suo agio nella band e insieme a Dave Mclain formano una combo perfetta per dare sostanza alla musica della band. Sopra le righe anche Phil Demmel, nonostante l’età che avanza, non perde un colpo e suona la sua chitarra in maniera impeccabile distribuendo un sacco di sorrisi alle prime file.
Passato il giro di boa, la band sembra aver acquistato ancora più forza e come un rullo compressore investe il locale con un mix di vecchie e nuove canzoni tra le quali Bulldozer, Killers & King, Now I Lay Thee Down e Asthetics Of Hate per poi concludere con l’incredibile accoppiata Old e l’ Halo.
Sono passati ormai più di vent’anni da quando i Machine Head hanno visto la luce. Forse si saranno anche un pò montati la testa per farsi 27 date da 150 minuti ciascuna, ma il risultato è strepitoso con brani che vengono pescati da tutti gli album, ma sono soprattutto quelli tratti dagli ultimi tre dischi (The Blackening, Bloodstone & Diamons e Unto The Locust) a tener banco, indice che questa band ha ancora un sacco di assi nella manica in serbo per i suoi fans.
Set list:
Diary of a Madman (Ozzy Osbourne song)
Imperium
Beautiful Mourning
Now We Die
Bite the Bullet
Locust
From This Day
Ten Ton Hammer
This Is the End
Hallowed Be Thy Name (Iron Maiden cover)
The Blood, the Sweat, the Tears
Crashing Around You
Darkness Within
Declaration
Bulldozer
Killers & Kings
Davidian
Descend the Shades of Night
Now I Lay Thee Down
Aesthetics of Hate
Game Over
Old
Halo
Si ringraziano Live Nation e Shining Production per il gentile invito.
Il testo e la foto di copertina (di repertorio) a cura di Stefano Cremaschi.