Castiglione della Pescaia 8 agosto 2024
Giocava in casa eri sera Lucio Corsi, nella piazza di Castiglione della Pescaia, in occasione del Popcast Sound Festival, un evento organizzato dal Comune della splendida località toscana, con tre concerti gratuiti (Ditonellapiaga a luglio, Lucio Corsi in agosto e Colapesce e Dimartino a settembre).
Instancabile, dopo un tour indoor che ha toccato i principali club italiani, il cantautore toscano continua a esibirsi dal vivo quest’estate, accompagnato alla batteria da Marco Ronconi, alle tastiere e all’organo elettrico da Giulio Grillo, al basso da Tommaso Cardelli, al pianoforte da Iacopo Nieri e alla chitarra elettrica e slide guitar da Filippo Scandroglio.
Suggestiva la piazza gremita dal pubblico locale e dai turisti, le casette illuminate sulle colline intorno, e l’atmosfera festosa creata dalla band sul palco.
Dieci anni dopo il primo EP “Vetulonia Dakar”, Lucio è riuscito a maturare artisticamente e stilisticamente, conservando il grande talento naturale di non crescere. Eterno fanciullo, folletto alieno piovuto da chissà quale pianeta lontano con dinamiche spazio-temporali decisamente diverse dalle nostre, è cittadino di qualsiasi luogo e dimensione, al contempo vintage e futuristico, il tutto concentrato in un fisico esile e senza età.
L’universo d Lucio Corsi è un’oasi di gioia e libertà in un’epoca in cui tutto sembra confezionato secondo codici prestabiliti. Assistere a un suo concerto è come intrufolarsi in una giungla popolata da animali reali e creature immaginarie, fare un tuffo nel glam rock, fare un ripasso del miglior cantautorato dagli anni ’70 a oggi, scivolare in una dimensione onirica talmente surreale da essere l’unica alternativa plausibile alla realtà soffocante che ci circonda.
Musicisti veri e rodati, ogni nota profuma di ore passate in sala prove e sui palchi di tutta Italia, creando una sinergia tangibile tra i membri della band, che riescono a dare tutto e a divertirsi in scena quanto il pubblico che li applaude nella piazza.
La scaletta scorre veloce, partendo dai brani più ritmati come Freccia Bianca e La bocca della verità, per poi approdare ai più intimi Danza classica, Amico vola via, Trieste e poi la favolosa Bigbuca, che parla di scavare un buco così profondo da attraversare la terra e cadere nel cielo.
A Lucio pace spiegare i testi prima di eseguire i brani e questo non solo non toglie niente alla sorpresa di lasciarsi toccare dalla pioggia di parole e di note di ogni canzone, ma ci aiuta invece a scoprirne e assaporarne meglio l’incanto.
Magro e teso nel suo costume con le ali di farfalla e il viso bianco da Pierrot glam, ha le movenze, il look e il carisma di altri tempi. Figlio artistico di Bowie e Marc Bolan, nipote d’arte di Ivan Graziani e di Peter Pan, se ne frega di numeri, mode e classifiche e porta avanti il suo universo personalissimo, che trae sì ispirazione dal passato, ma ha un gusto nuovo e originale che ci regala una boccata di aria fresca e preziosa piazzandosi, insieme a qualche raro collega, tra quelli che giocano un torneo a parte e non si possono catalogare in facili etichette.
I testi, ben strutturati nella loro apparente semplicità, ci trasportano con tale entusiasmo da rendere reale ogni racconto, spingendoci a riflettere al modo inconsapevole in cui affrontiamo il quotidiano e a quanto la fantasia possa essere un alleato indispensabile per non soccombere alla monotonia della realtà.
Immancabili ormai nei suoi live le cover di Monna Lisa e Doctor Jekyll e Mr Hyde d Ivan Graziani e 20th century boy dei T-rex, omaggio a due degli artisti che più lo hanno ispirato, così come il brano ancora inedito ma ormai conosciuto e amato da tutto il pubblico Francis Delacroix con il suo testo che è un viaggio ricco di immagini, evocazioni e ironia e che ci auguriamo venga presto pubblicato.
Tra le sorprese della serata, durante la parte in cui Lucio si è esibito senza band, una cover tradotta in italiano, per solo piano e voce, di Short People di Randy Newman.
Nonostante il trucco e i costumi di scena, Lucio Corsi risulta a oggi uno degli artisti più spontanei e meno costruiti del panorama musicale, giustamente e felicemente convinto della strada che percorre in solitaria, con uno stile e una penna tutti suoi, incurante delle mode del momento o dei facili compromessi che potrebbero regalargli maggiore notorietà, con la tenace ingenuità propria di ogni artista che si possa chiamare tale.
In breve, un concerto entusiasmante, che ha ben dosato il repertorio dei tre album, alternando momenti più rock a canzoni di stampo cantautoriale più classico, divertimento e tensione emotiva. Il gran finale con Altalena Boy e poi un vero e proprio bis, risuonando i brani di apertura dello show, che non ci stancheremo mai di ascoltare.
L’astronave giradischi ha sparato anche ieri sera in suo sound spaziale e noi non vediamo l’ora di vederla atterrare di nuovo per trasportarci sul suo pianeta almeno per tutto l’arco dello spettacolo.
Articolo e foto di Ginevra Baldassari
Ringraziamo Luca Giommoni per Popcast-Castiglione Sound Festival