Alla fine ci interessa davvero quale sia la reale identità di Liberato?
La risposta è No. Il fatto che intorno all’artista giri questo alone di mistero ha in qualche modo aumentato l’interesse? Forse sì, ma non crediamo che questo abbia contribuito in qualche modo al suo successo crescente.
Chi è Liberato? È un fantastico calembour musicale, in cui entrano un po’ tutti i generi. Il rap, il neomelodico, l’elettronica, il cantautorato, la discomusic, la tecno e così via. Un delirio organizzato che catalizza l’attenzione del pubblico più disparato.
Certo i napoletani, che sono probabilmente la fetta più grande dei fan, sono agevolati perché buona parte dei testi sono proprio partenopei, ma come Pino Daniele ci ha insegnato, molto spesso la musica riesce ad accorciare le distanze ed in alcuni casi ad azzerarle.
Ieri sera all’Ippodromo di San Siro, nell’ambito di Milano Rocks ci siamo approcciati per la prima volta ad un live di Liberato e l’impressione che abbiamo avuto è stata estremamente positiva. Partiamo dalla produzione ricchissima, con immensi led-walls e florilegio di luci colorate.
Sul palco lui, insieme a tre musicisti della band, hanno iniziato a sciorinare il repertorio (purtroppo la scaletta, nonostante le richieste non ci è stata consegnata) e per due ore hanno tenuti incollati (si fa per dire, visto che la gente ha ballato ed urlato) tutti quanti nell’immenso piazzale posto all’interno della pista di galoppo.
Loro non si sono mai visti in faccia (e ci mancherebbe). Incappucciati e praticamente mascherati, sono spesso apparsi in trasparenza dietro al maxischermo, che proiettava illuminazioni psichedeliche.
Per un attimo ci è sembrato di essere ad un concerto dei Massive Attack (ma con un audio assolutamente migliore) e non è un caso che Liberato abbia tra i suoi brani We Come From Napoli, colonna sonora del film Ultras, che ha come featuring proprio 3D (Robert Del Naja), frontman della band inglese.
Il suo gioco musicale è stato tutto sommato semplice, perché si è comportato allo stesso momento da musicista, da cantante e da dj. I suoi brani che spesso sia aprono con tormentoni musicali degli anni ’80 e ’90 fanno ballare, ma anche pensare. La sua è una protesta, ma anche un inno alla napoletanità, all’amore e alla contraddizioni della vita di strada, fatta di libertà, trasgressioni e maturazione personale.
Visual e luci a cura di Quiet Ensemble e Martino Cerati.
Ringraziamo Live Nation Italia e The Hive Project per l’invito.
Credits per la foto in apertura: Giuseppe Maffia.
Reportage a cura di Vincenzo Nicolello.