Tener-a-mente è ormai giunto all’ultimo appuntamento.
Il festival si congeda dal suo pubblico con un’ultima grande esibizione: Yann Tiersen, compositore e polistrumentista francese. È una serata calda e afosa, nemmeno un alito di vento dona un po’ di frescura al numerosissimo pubblico. Fra la platea sono in molti a essersi armati di ventagli, mentre non suscitano preoccupazioni le gocce che subito spariscono, scongiurando il rischio di un temporale estivo.
Una manciata di minuti di ritardo, per consentire alla folla davanti all’anfiteatro di accomodarsi al proprio posto, ed ecco che Yann Tiersen raggiunge il piano fra applausi scroscianti. Il palco è minimalista e solo in apparenza semplice: il piano, il violino per terra, due pianoforti giocattolo, i microfoni, un vecchio e ingombrante registratore a nastro, lampadine giganti e qualche lanterna. Le luci sono spente, solo questi oggetti di scena e un faretto illuminano l’artista, che attacca subito con un brano tratto dal suo ultimo album nonché focus del concerto. Il concept dietro Eusa è suggestivo e denso di significato, a iniziare dal titolo che è il nome bretone di Ouessant, una piccola isola francese di nemmeno 900 abitanti al largo della Bretagna, dove abita il compositore. Il musicista ha voluto immortalare nella sua opera la bellezza di questo luogo, registrando suoni naturali dal vivo e componendo brani di pianoforte ispirati all’isola.
Intanto i nastri del magnetofono iniziano a girare, riempiendo l’anfiteatro dei rumori di Eusa e della poesia di Anjela Duval, una poetessa francese del Novecento. Voce narrante delle sue composizioni, Emilie Quinquis, cantautrice e moglie del cantautore. La voce umana (solo qualche verso di introduzione) e i suoni naturali (i latrati di cani, i rumori di onde, il vento) si intrecciano armoniosamente con lo splendido piano di Tiersen. Il pubblico, in religioso silenzio, è già ammaliato: se chiude gli occhi, se si lascia trascinare da questa melodia sognante e delicata, può viaggiare a Ouessant, quasi sfiora la bellezza dell’isola. Il primo brano suscita un fragoroso applauso, che subito si placa: Yann continua immediatamente con altri pezzi, deliziando la platea con la sua musica eterea, delicata, intensa, sorprendente.
È un concerto innovativo, sperimentale, come l’ispirazione di questo artista poliedrico ed eclettico. Compositore, polistrumentista, Yann nelle sue opere intreccia tante suggestioni diverse, creando un sound unico e personale. Figlio della musica classica e della cultura punk, ha raggiunto la fama mondiale grazie alla colonna sonora del film francese Il fantastico mondo di Amelie, di Jean-Pierre Jeunet. I brani si susseguono fra cinguettii e brezze di mare, mentre il piano di Yann si fa ora tranquillo, ora urgente, ora malinconico, ora etereo. Le mani dell’artista danzano sui tasti, esplorando tutta la capacità espressiva dello strumento. Il pubblico si lascia trascinare in questo viaggio emotivo pieno di suggestioni, ascoltando in un silenzio perfetto, rotto solo dagli applausi fra un brano e l’altro. La sua musica è minimalista, semplice solo in apparenza, in verità ricca come il mare, ora serena ora in tempesta, in grado di cullare e riempire di brividi. Di certo l’anfiteatro, con la sua forma classica e la vista lago, è una cornice perfetta per questa performance, che coniuga la bellezza e la maestosità della natura con la melodia affascinante e pura del piano. Ma ecco che i versi della poetessa Duval ci congedano dall’isola di Ognissanti. Dopo il fragoroso applauso del pubblico, Yann si alza in piedi (il palco è ora illuminato da una tenue luce blu) e raccoglie il violino, mostrando la sua eccellenza anche con l’archetto: la melodia è intensa, malinconica, veloce, complessa. È quindi la volta dei piano giocattolo, che sotto le mani di Tiersen
producono un suono inquieto, metallico, di grande suggestione. Infine Yann torna al piano, incantando la platea con altre sinfonie virtuosistiche. L’artista non spende molte parole, solo un grazie, fra un pezzo e l’altro, ma chi ha bisogno di parlare quando può donare questa musica minimalista e affascinante, ricca di suggestioni, che prende per mano la nostra immaginazione e la fa danzare. Il concerto si sta avviando al termine: dopo aver suonato ancora una volta gli strumenti sul palco, Yann saluta e si congeda.
Ma gli applausi fragorosi lo convincono : eccolo di nuovo al piano a intonare l’intensa Le Vieux en veut encore, seguita da Sur le fil al violino, un vero capolavoro di virtuosismo e intensità (dal film Il fantastico mondo di Amelie). Quindi Yann scende dal palco, fra urla commosse e applausi euforici. Con questo concerto d’avanguardia, ai confini con la musica classica, si chiude l’ottava edizione di Tener-a-mente, che anche quest’anno ha saputo stupire il suo pubblico (e gli abitanti di Gardone) con artisti d’eccezione dall’Italia e dall’estero. Non è certo da tutti i paesini da 2000 abitanti poter attrarre eccellenti musicisti come il “principe” Francesco De Gregori, la leggenda del Jazz Pat Metheny, il giovane talento Ben Howard.
Grazie a tutti, a rivederci all’anno prossimo.
Testo di Anna Travagliati, si ringrazia Ja-La Media Activities.