Quando il soul non è solamente una parola ma una manifestazione del proprio essere.
Dovessi riassumere quello che mi Curtis Harding mi ha lasciato con il concerto di ieri sera al Monk di Roma sarebbe esattamente quello, vivere l’anima e saperla trasmettere.
Non c’era la possibilità di ascoltarlo dal vivo nel tour europeo precedente del 2023 che aveva attraversato il continente senza arrivare in Italia, questa volta tre date , prima Milano, ieri Roma e stasera Acquaviva in provincia di Siena portano gli amanti del rock’n blues e estimatori del polistrumentista statunitense a goderne nell’esperienza di un concerto.
Un artista decisamente proveniente dalla gavetta, con solamente tre album all’attivo, che fin dal debutto ha sorpreso per la particolare attenzione alle sonorità vibranti, per la gamma importante dei generi sapientemente miscelati, soul vintage, R&B appunto, hip-hop, garage rock e psichedelia, e per le tematiche nei testi che molto si rifanno al donarsi, al non attendere e perdere tempo e al meravigliarsi di come invece le persone siano state sempre più attratte dal loro limitato campo mentale.
Liriche in gran parte derivanti dalla pandemia durante la quale è stato composto l’ultimo lavoro, “If words were flowers”, che però trae radici da un insegnamento materno molto incisivo, basterebbe solamente notare i titoli dei due album precedenti.
In apertura una piacevole sorpresa la voce di [K S R ].
Grazie da parte di The Front Row a Giorgio Castelli del Monk per la possibilità di esserci stati.
Le fotografie sono a cura di Giulio Paravani.