Capita molto spesso che molti artisti quando si trovano in tour con colleghi più blasonati, cerchino nei giorni di pausa, di ricavarsi dei propri concerti in posti più piccoli e più intimi.
E’ il caso di Jonathan Wilson.
Jonathan Wilson, all’anagrafe Jonathan Spencer Wilson, è un cantautore e produttore discografico statunitense.
Nato nella Carolina del Nord nel 1974, fonda con Benji Hughes i Muscadine nel 1998, gruppo che in seguito pubblicherà 2 album per la Sire Records. Terminata l’attività col gruppo si concentra nell’attività solista ed in quella di produttore. Il primo album, Frankie Ray, esce nel 2007 e viene pubblicato per la Koch Records.
Nel 2009 produce l’esordio dei Dawes, North Hills nei suoi studi nel Laurel Canyon. Nel 2010 si trasferisce a Los Angeles, dove produce il secondo album dei Dawes, Nothing Is Wrong. Inoltre, coproduce gli album Fear Fun e I Love You, Honeybear di Josh Tillman (alias Father John Misty), ex batterista dei Fleet Foxes.
In preparazione dei concerti bolognesi, che lo vedrà impegnato al fianco di Roger Waters è qui al Broson di Ravenna per una data imperdibile dopo il caloroso affetto di ieri a Roma.
Ad aprire il concerto c’è Andrea Poggio che dopo aver aperto Colapesce e i Baustelle, alza un po’ l’asticella con questa grossa opportunità.
Per quello che penso di questo artista basta leggere la ma recensione del concerto con Colapesce (live report)
L’unica differenza che qui è in acustico e con una sola corista, ma in sostanza il mio giudizio sulla sua musica non è cambiato.
Finalmente ecco il grande momento.
Un pianoforte a coda e quattro sedie per un quartetto d’archi e luci soffuse, sono il perfetto scenario per un concerto che si prospetta straordinario.
Visto che è qui in tour con il membro dei Pink Floyd, non si è portato la band e come fece Eddie Vedder l’anno scorso, ha chiesto aiuto ad un quartetto d’archi italiano di accompagnarlo, mentre il cantante dei Pearl Jam chiese aiuto a quattro ragazzi olandesi .
La prima parte del concerto è solo lui e la chitarra .
Non la suona con impeto, la sfiora dolcemente come se la accarezzasse .
La sua voce è paradisiaca.
Chiudete gli occhi e pensate ad un mix tra la voce di Bob Dylan e Neil Young e poi apriteli e vi troverete di fronte questo ragazzone della Carolina .
E’ qui per promuovere il suo 4 disco da solista, Rare Birds ed infatti apre con tre brani di questo disco
Rare Birds, Living With Myself e Over the Midnight.
Quando entra in scena il quartetto d’archi il suono si fa più intenso, il suo timbro di voce non cambia come il modo di suonare la chitarra rendendo il tutto magicamente perfetto.
La perfezione si può migliorare? Certo che si.
Quando Wilson si porta al pianoforte il tutto è dannatamente perfetto, a parte la posizione dello stesso strumento che l’artista l’avrebbe preferito rivolto verso il pubblico, ma il palco del Bronson non è purtroppo l’Unipol Arena.
Una volta seduto al piano sembra più rilassato, racconta molti aneddoti come quando vendette una Camaro del 69 a Charlie Sheen o di come cerchi dei consigli sul come passare 6 giorni a Zagabria.
Dopo aver lasciato il piano torna ala sua chitarra acustica per chiudere lo show con Rolling Universe e Can We Really Party Today dal disco Gentle spirit.
Per gli encore rimane senza quartetto d’archi per deliziarci con 49 Hairflips e Ballad of the Pines.
Il concerto finisce così e sinceramente sarei andato avanti ore ad ascoltarlo, ma per fortuna avrò la fortuna di ascoltarlo con Roger Waters a Bologna e si perchè se per caso sentite la sua voce durate Money ricordatevi che stasera vi siete persi un concerto memorabile .
SETLIST:
Rare Birds
Living With Myself
Over the Midnight
Moses Pain
Valley of the Silver Moon
There’s a Light
Your Ears Are Burning
Road 92
Sunset Blvd
Me
All the way down
Gentle Spirit
Rolling Universe
Can We Really Party Today
Encore:
49 Hairflips
Ballad of the Pines
Un ringraziamento particolare a Barley arts per il gentile invito
Foto e testo di Carlo Vergani
Jonathan Wilson
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Andrea Poggio
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