Dopo Bologna e Milano arriva a Roma l’ultimo appuntamento italiano con il cantautore statunitense John Grant e la presentazione del suo ultimo album “Boy From Michigan“, uscita già da due anni ma che, a causa della pandemia, non era mai stato suonato nel nostro paese.
Un lavoro che nel 2021 in Gran Bretagna aveva sorpreso tutti con un successo inaspettato ma meritato, realizzato con la collaborazione dell’amica Cate Le Bon, una documentazione del vero spaccato americano narrato come fosse una autobiografia in cui si rivela tutta la fragilità e molta nell’inconsistenza del sogno a stelle e strisce.
John Grant a Roma è stato per il pubblico attento del Monk un rapporto con il cantautore fatto di ascolto silenzioso e ammirato.
Qui riportiamo un estratto di un comunicato stampa relativo alla storia dell’artista:
“Boy from Michigan” l’ultimo album di John Grant è entrato nella Top 10 inglese, oltre ad aver raggiunto la vetta più alta della classifica dei vinili venduti; un cantante che ha ricevuto elogi da ogni dove e che ora si prepara a rilasciare un nuovo atteso album con il progetto collaborativo Creep Show insieme ai ragazzi di Wrangler.
Dopo gli scorsi 13 anni che sono stati un’era sorprendente per Grant, il cantautore statunitense continua a sviluppare nuovi punti di forza.
Dopo un prolungato esilio dall’industria musicale e dopo che l’album “Queen of Denmark” è stato votato da MOJO Magazine il migliore del 2010, la discografia di Grant è cresciuta con una serie di album ricevuti entusiasticamente e che hanno dato filo da torcere alle classifiche, in grado di avvolgere un pop altamente melodico attorno a cambi di ritmo dance più oscuri ed ammalianti, incentrati sulla musica synth-pop e disco.
Su questo sfondo ingegnoso e meditabondo, incanalato nel suo glorioso timbro baritono, Grant scatena lamenti autobiografici e invettive, tanto dolorose e intime quanto corrosive ed aspramente divertenti.
“Boy from Michigan” è stato un passo in avanti notevole, sia nel suo sound cristallino – prodotto dalla collega e artista dissidente ed avventurosa Cate Le Bon – sia nella visione. Col tempo, Grant si è consolidato come uno dei grandi cronisti del sogno americano, rappresentato spesso dal punto di vista più oscuro, il luogo dove i sogni vanno a morire e tutto si trasforma in cenere.
Grant conosce l’America abbastanza bene per documentarla nei suoi dettagli più microscopici, guidando l’ascoltatore in uno specifico luogo mentale, prima di districarne il significato con l’aiuto di un ricco numero di personaggi locali.
Il Michigan è dove il viaggio di Grant inizia, dove si sente obbligato a nascondere i suoi emergenti desideri omosessuali dalla famiglia e dalla comunità bigotta. I Grants si spostano in Colorado, dove John spende i suoi tristi anni adolescenziali reprimendosi, arrivando alla fine ad un break-down emotivo, causa di una grave depressione e dipendenza da alcol e sostanze varie che è riuscito a combattere solo nel 2005 dopo la confusionaria rottura della sua band The Czars.
Nonostante ciò, dopo sei anni con gli Czars, Grant si è impadronito dell’arte di comporre meravigliose melodie arricchite da accenni country e narrazioni coinvolgenti: una volta che ha abbracciato la sobrietà i confini soft-rock pensierosi e stimolanti di “Queen of Denmark” gli hanno cambiato la vita.
Fra questo debutto e “Boy from Michigan” ci sono altri tre album. Il lavoro del 2013 intitolato “Pale Green Ghost” (registrato a Reykjavik, luogo dove ha poi deciso di rimanere), l’ha aiutato a ricevere da Attitude Magazine il premio “Man of the Year” e successivamente il riconoscimento più importante fino ad oggi, ovvero la nomination nella categoria “Best International Male Solo Artist” ai BRIT Awards del 2014, al fianco di Eminem, Justin Timberlake, Bruno Mars e Drake.
Dopo aver registrato dei brani accompagnato dalla BBC Philharmonic Orchestra per la BBC Radio 6 Music (successivamente pubblicati come “John Grant and the BBC Philharmonic Orchestra: Live in Concert”), Grant pubblica “Grey Tickles, Black Pressure” nel 2015, il suo primo album a raggiungere la Top 5 nel Regno Unito.
L’album del 2017 “Love is Magic”, che ha raggiunto la Top 20, è stato il suo lavoro più elettronico fino ad ora, co-prodotto dall’erudito musicista Benge, un membro del trio elettronico Wrangler, i collaboratori di Grant per il progetto collaborativo dal nome The Creep Show, con il quale nel 2018 ha pubblicato il dinamico album “Mr. Dynamite” e quest’anno l’atteso secondo lavoro in studio “Yawning Abyss”.
Nonostante Grant plasmi i suoi stessi lavori, le sue avventure negli umori sonori e nelle strutture ha coinvolto numerosi collaboratori fra cui Sinead O’Connor, Alison Goldfrapp, Hercules And Love Affair, Tracey Thorne, Elbow, Kylie Minogue, Robbie Williams, Midlake, Susanne Sundfør, Cate Le Bon e Lost Horizon, il collettivo itinerante co-fondato da Symon Raymonde, la cui etichetta Bella Union ha supportato Grant sin dai tempi degli Czars.
Grant è stato anche uno dei quattro cantanti che hanno partecipato a “Song of Scott Walker (1967-70)” parte della BBC Proms Season del 2017, supportata dalla BBC Philharmonic al Royal Albert’s Hall di Londra – una venue in cui Grant aveva fatto sold out da solo l’anno prima. Ci sono state anche collaborazioni per colonne sonore: le canzoni di Grant sono state inserite nel film drammatico “Weekend”, e nelle serie della HBO “Looking” e “Queerama”, che hanno documentato un secolo di orgoglio LGBT+ e di discriminazioni.
Se questa poliedrica ricerca musicale non fosse abbastanza, Grant – un esperto linguista, che parla fluentemente Tedesco, Spagnolo, Russo e anche l’impegnativo dialetto islandese – nel 2016 ha portato i suoi ascoltatori attorno a Reykjavik per lo spettacolo della BBC Radio 4 “Reimagining the City”.
Se gli album di Grant sono dei bellissimi gioielli raffinati, la sua stella brilla ancora più luminosa sul palco, solitamente supportato da un’empatica band formata da musicisti islandesi, americani ed inglesi, dove i racconti profondamente personali di quest’affascinante personaggio, provocano un responso immediato nei suoi seguaci affezionati.
Un ringraziamento particolare allo staff intero del Monk Roma.
Le immagini del concerto di John Grant a Roma sono state scattate da Giulio Paravani.