Iron Maiden in diretta da Trieste

Una giornata favolosa la data degli Iron Maiden a Trieste il 26 luglio.

Fin dalle prime ore del mattino si vedono fan seduti davanti ai 2 ingressi della Piazza Unità d’Italia.
Alle 17:30 finalmente aprono le porte e le persone entrano ordinatamente in fila indiana aspettando il loro turno per i controlli dalle forze dell’ordine. Una volta entrati vediamo la piazza divisa in 2 settori: settore GOLD sotto il palco e settore libero che arriva fino in riva al mare, il palco è più grosso di quello di Assago con 2 schermi sui lati. Sono le 19:50 e sul palco sale il gruppo spalla, i The Raven Age, in cui milita il chitarrista George Harris, figlio di Steve Harris; diciamo che il loro Rock un po alternativo, non è cosi malaccio…credevo peggio, hanno molta energia da spendere e si è visto…i suoni erano un po bassi, soprattutto quello del cantante…

Alle 21:00 in punto, come un orologio svizzero, ecco che inizia ormai la classica Doctor Doctor, canzone degli Ufo, che i Maiden adoperano come intro da alcuni anni ai loro concerti e già adesso i 14000 presenti incominciano a non riuscire a trattenere l’adrenalina.

Conclusa l’intro calano le luci e si parte con la prima canzone: If Eternity Should Fail, tratta dal nuovo disco The Book Of Souls, dove il gruppo entra sotto i colpi di fuoco ai lati del palco, i suoni un pò impacciati sia da parte del cantante che da parte degli altri musicisti. Si passa alla seconda canzone Speed Of Light – anche questa è presente nell’ultimo album – che per altro è stata scelta dal gruppo come singolo di anticipazione alla pubblicazione dell’album.

Si passa poi ai vecchi tempi con Children Of The Damned e qui ho visto Bruce un po stanco….ma lo capisco 3 concerti in 5 giorni all’età di 58 anni e dopo essere di recente guarito di un tumore non è da tutti. Si ritorna subito ancora all’ultima fatica dei nostri con Tears Of A Clown, dedicata a Robin Williams, e Bruce lo ricorda a tutti i presenti. Sempre rimanendo nello stesso periodo è la volta di The Red And The Black e secondo me dal vivo è migliore che in studio, soprattutto tutta la parte strumentale…… ben 13 minuti di pura pelle d’oca!

Si ritorna ai vecchi tempi con la guerrigliera The Trooper, dove Bruce si mette la giubba rossa e sventola a destra e sinistra la bandiera inglese sotto le Galoppate di note del basso di Steve Harris; si rimane ancora al passato con Powerslave, dove il “Scream For Me Italia” e “Scream for me Trieste” urlati da Bruce a squarciagola si fanno sentire più pesantemente…

Un salto ancora all’ultimo album con la simpaticissima e divertente Death Or Glory, dove si vede Bruce che arriva sul palco con una maschera di scimmia, una scimmia  al collo e 2 in mano, incitando il pubblico a far salire e scendere le mani come una scimmia che si arrampica. Rimanendo sempre nello stesso periodo tocca a The Book Of Souls, canzone che da il titolo all’album. Da adesso in poi una mitragliata di vecchi classici dove l’adrenalina dei 14000 presenti cresce a dismisura, si sentono come sottofondo il tocco delle campane da morto ed ecco Hallowed Be Thy Name, dove Bruce interpreta benissimo il condannato a morte con tanto di nodo scorsoio al collo……..ma ecco è arrivata la tanto attesa Fear Of The Dark e si nota dalla foga incontrollabile del pubblico…

E per finire la prima parte del concerto prima del (bis) arriva come un pugno in faccia Iron Maiden dove un Eddie pupazzo si eleva dietro alla batteria di Nicko, pronto a minacciare chiunque pure le onde del mare. Dopo una pausa di 5 minuti scarsi per far rifiatare i nostri “vecchietti” si rincomincia con l’intro di The Number Of The Beast, dove sul lato sinistro del palco si solleva un enorme caprone che accompagnato da enormi lingue di fuoco intrattengono il pubblico per tutta la canzone.

Blood Brothers è una canzone che il gruppo ci tiene a suonare per ricordare tutte le persone che negli ultimi tempi sono morte a causa di idee estremiste politiche e religiose e come Bruce ha ricordato a tutti i presenti che noi non facciamo parte di certe idee e non viviamo per tali idee…ma noi viviamo per amore alla vita, alla famiglia, alla musica e alla birra!

Siamo dunque arrivati alla fine con l’ultima canzone, e quale se non lei? La fantastica Wasted Years urlata a squarciagola da tutti noi, giusto per esaurire le ultime molecole di ossigeno che avevamo nel corpo…..e cosi i nostri beniamini ci salutano soddisfatti di aver suonato per 3 concerti in Italia e noi al medesimo tempo soddisfatti di non mancare quando loro ci vengono a trovare….

Testo a cura dell’Amico Riccardo Gargioni, che ringraziamo 

Foto Copertina di repertorio a cura di Stefanino Benni

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