Autore: Be a Bear
Album: Climb your time
Label: LaFame Dischi
Il ritorno dell’orso, situazionista che si muove con la sua maschera animale in un ambiente caldo come quello della musica elettronica. Filippo Zironi ci riprova, memore dell’ottima presa nel suo precedente lavoro “Push-e-bah”, recensito da qualche parte nel nostro sito.
Non siamo negli ambiti dei nuovi musicisti che si nascondono e poi lanciano l’amo alla folla (Liberato, ma questa è un’altra storia), in quanto il nostro Be a Bear è un artista che potete incontrare e con cui potete dialogare simpaticamente. Non vi spaventate delle sua maschera d’orso, perché dietro c’è tutto un progetto di musica fatta con iphone, dance elettronica che ama il groove house in tracce come About Links, e tanta passione per le basi electro.
“Climb your time” diviene così il pretesto per tornare a suonare una musica che risente dei suoi approcci musicali del passato, come nella traccia Say Goodbye cantata da Victor De Jonge (suo anche l’artwork del disco) e suonata dall’orso nostrano con synth vintage alla Jerry Calà che fa ancora il bagnino, con in mezzo un po’ di melodia elettronica anni ’80. La successiva canzone Yes Elettronic è una dichiarazione d’amore ad uno stile che miscela anche suoni dei cari vecchi videogiochi, con un ritmo coinvolgente e ballabile a scatola chiusa. Siamo in ambiti in cui la synthwave alla Durmast incontra la pista da ballo, in una traccia fa da apripista ai campionamenti di Waiting for my lover e alla caparbietà di uno stile che Be a Bear ha deciso di sposare da buon multistrumentista.
I Pet shop boys e la loro art pop dance si materializzano in Stranger Love, brano sempre più trendy con i vocalismi di fondo, in un manifesto dell’amore elettronico che usa la voce robotica e il beat per far uscire il nostro dalla tana e lanciarsi in un dj set estivo. A chiudere il nuovo lavoro dell’orso bolognese Be a Bear ci pensa poi la tecnica di Mr. Dust, tra vecchi battiti di Four tet e allegria compulsiva che rende al meglio con una bella cassa dritta nelle orecchie.
Andrea Alesse