Segnatevi questo nome: Gold Mass
Emanuela Ligarò, è Gold Mass, e a breve pubblicherà il suo album di debutto dal titolo Transitions. Intano, ha fatto uscire tre pezzi che incantano la scena con una dark elettronica che fa gridare al miracolo dopo la sbornia italo post electro a targa Birthh.
Una musica che riflette stati emozionali personali e che lascia spazio a melodie nordiche e amore per i synth alla Laren Halo, in un crescendo di beat e cantato in inglese. Spoken word mixato con ritmi lenti e spigolosi, come in Happiness in a way (di cui vedete il video in questa pagina).
Dopo essere piacevolmente rimasti colpiti dal suo charme musicale, abbiamo intervistato Gold Mass.
– Chi è Gold Mass e quale la sua missione in questo mondo musicale dove regna la sterilità e il clone facile?
Gold Mass è in primo luogo un’autrice ed una musicista, che sta curando personalmente la pubblicazione e la promozione del proprio album di debutto. Diciamo subito che non ho una missione ma piuttosto che il motivo per cui faccio musica è unicamente personale. Che poi il mio lavoro stia venendo accolto come caso di creatività ed intraprendenza femminile è qualcosa che mi può solo far piacere. Per me scrivere musica ha esclusivamente a che fare con un mio bisogno di esorcizzare tensioni ed inquietudini, liberandole attraverso un’espressione creativa. L’arte tutta, o almeno quella che amo, è una forma di esorcismo delle proprie paure e una volta espressa, ci fa stare meravigliosamente bene. Nel mio caso, non scrivo musica per offrire una proposta ben precisa al pubblico, per me comporre è prima di tutto un atto intimo, non penso ad un ipotetico ascoltatore. Che il risultato finale piaccia ad altre orecchie è un pensiero che, per come vedo io le cose, non deve intervenire nel momento creativo altrimenti introduce una certa quota di malizia. Succede poi qualcosa di bizzarro, un meccanismo piuttosto cinico per cui una volta che un album è ultimato e deve essere pubblicato, si trasforma istantaneamente in un mero prodotto per consumatori. Su questo non c’è appello. Per questo motivo, la scena musicale offre né più né meno quello che offre un qualsiasi altro mercato che vede un’enormità di articoli mainstream di grande successo accanto ad un certo numero di proposte sconosciute e di nicchia, talvolta più ricercate e di qualità. Purtroppo questo è lo scenario, non significa che non esistano realtà musicali originali o creative, ma piuttosto che queste facciano una fatica incredibilmente ad emergere contando solo sulle proprie forze. Così un ascoltatore che vuole sentire musica fuori dalla moda, qualunque essa sia (e anche su questo si potrebbe parlare molto visto che qualunque moda è generalmente imposta e quasi mai proveniente dal basso), dovrà impegnarsi davvero molto. Allo stesso modo, un artista emergente dovrà lavorare instancabilmente per riuscire ad avvicinare il suo pubblico. Per fortuna in questo la rete aiuta. La cosa più triste di tutta questa faccenda è che il discrimine tra un progetto di successo ed uno fallimentare è prevalentemente di natura economica. La musica che ascoltiamo è musica ricca.
– Il tuo spirito libero e la tua tenacia, molto do it yourself, ci hanno colpito. È vero che fai tutto da sola, dalla promozione sino alla composizione?
Assolutamente. Ed è anche inevitabile per me. Non potrei e non saprei scrivere un pezzo a quattro mani, non è qualcosa che riuscirei a fare. Non lo sentirei mio e non avrebbe il minimo senso. La scrittura è un aspetto troppo intimo, c’è tutta la personalità dell’autore in un pezzo, non è qualcosa che si può condividere così facilmente, soprattutto per un progetto così intimo come è Gold Mass. Questo è il mio percorso fino ad oggi, occuparsi della promozione, della distribuzione, delle scelte visive e della comunicazione è qualcosa che mi regala una soddisfazione enorme ed incredibilmente appagante. Mi divido tra la musica ed il mio lavoro attuale, nel reparto di ricerca e sviluppo di un’azienda automotive e mi sforzo a portare avanti il progetto musicale nel modo più professionale che conosco, autofinanziandomi ed autogestendomi. Essere indipendente, nel vero senso della parola e poter contare solo sulla mia forza ed iniziativa è una bellissima sensazione. È anche una sfida non indifferente visto che richiede un enorme impegno e comporta dei rischi. Quando si corre soli, sono propri i meriti e i demeriti e non sapere come andrà a finire è parte del gioco ed è anche il suo bello.
– Quanto porti in scena della tua vita privata?
La mia scrittura è fortemente autobiografica, tendo a scrivere solo di ciò che vivo in prima persona. I miei testi non sono altro che il risultato di una ricerca, di una riflessione interiore. È un lavoro di analisi, in cui racconto attraverso il mio filtro quello che sento. Ad oggi, mi sembra che questo atteggiamento possa essere un modo di esprimersi totalmente sincero ed onesto. Chi si mette a nudo e condivide i propri pensieri, le proprie odissee e paure, non può che essere in assoluta buonafede. Voglio dire, non si mostrano le proprie sofferenze ed ansie se si è guidati da malizia. Tra l’altro, se penso alla mia storia di ascolti personali, mi rendo conto che da sempre ho preferito ascoltare musica autobiografica, perché la percepivo come sincera e riusciva in questo modo a coinvolgermi intensamente ed intimamente. La musica che ho amato profondamente ed ho da sempre preferito al resto, per me aveva questa stessa attitudine alla confessione. Ognuno ha diritto a scrivere, ad ascoltare e a preferire ogni tipo di musica secondo le proprie affinità. Io ho bisogno di tale profondità, per cui quando scrivo o quando ascolto, cerco esattamente questo.
– Dopo l’uscita del tuo singolo, pieno di stile e personalità, quali sono i progetti futuri?
Sicuramente intendo pubblicare l’intero album a breve, ne sono entusiasta. Il mio obiettivo poi sarà portare la mia musica in giro per l’Europa. Non posso svelare molto altro a proposito dei progetti futuri, ma posso dire che sto già lavorando al prossimo album.
Andrea Alesse