Intervista a chiamamifaro

INTERVISTA A CHIAMAMIFARO TRA POP, INDIE E SIMPATIA

 

Photo Credits stefaninobenni.com

chiamamifaro  (Angelica Gori) – Classe 2001

chiamamifaro è il progetto della ventiduenne Angelica Gori, di indole e stanza bergamasca ma con una forte passione per i luoghi esotici, i cactus, la ginnastica ritmica e lo yoga. Subito dopo la maturità dà vita a chiamamifaro e il 3 luglio 2020 esce il singolo di debutto Pasta Rossa (Uma Records), che raggiunge in breve tempo il milione di stream complessivi. Il secondo singolo è Domenica, che esce il 6 novembre 2020 accompagnato dal primo video ufficiale. Poi arrivano le prime date (condivide il palco con Ariete, rovere, Sangiovanni), il primo EP, MACCHIE (UMA records, 11 giugno 2021), e i singoli Bistrot e Limiti. In sala prove e sul palco, Angelica è accompagnata da una full band. Il nuovo capitolo musicale di chiamamifaro si è aperto il 10 dicembre con il singolo Addio sul serio Pioggia di CBD, disponibile dal 25 febbraio, con cui conquista la copertina di Indie Italia su Spotify. Anche con “sottacqua” feat rovere, uscito il 3 giugno 2022, è ancora una volta il volto di Indie Italia e delle migliori playlist Amazon Music. Il 17 giugno dello stesso anno pubblica “Post Nostalgia” (Columbia Record/Nigiri), il suo album d’esordio. Nell’estate 2022 apre alcune delle principali date di Pinguini Tattici Nucleari e rovere.

Photo Credits stefaninobenni.com

Dopo aver collezionato milioni di streams con l’album d’esordio Post Nostalgia (Columbia Records/Nigiri, giugno 2022) e aver conquistato pubblico e piattaforme con la freschezza della sua penna e del suo pop narrativo, chiamamifaro torna con un nuovo singoloImpreziosito dalla produzione di Marco Paganelli (Pinguini Tattici Nucleari, Gianni Morandi, Laura Pausini e molti altri) e CELO (Beatrice Quinta, Ernia), “MA MA MA” è un brano che entra subito in testa grazie all’immediatezza del testo, valorizzato dal mix elettrizzante di pop-rock che mescola lo sfogo liberatorio all’incertezza del quotidiano, nella cornice di una produzione che li sostiene entrambi, come in un dialogo tra se stessi, il mixer e le più profonde contraddizioni dell’essere umano.

Il nome scelto è chiamamifaro, perché la luce del faro è un posto sicuro, illumina sempre qualcosa o qualcuno. È una luce singola che non lascia solo nessuno. E per Angelica, il faro è il luogo in cui ha capito che la musica può essere la sua strada.

 

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The Front Row ha incontrato chiamamifaro per una chiacchierata a cavallo fra POP, INDIE e simpatia.

 

Ciao Angelica e benvenuta su the Front Row. Come prima cosa presentaci anche la formazione della tua band e da dove vieni/venite. 
Ciao ragazzi, grazie di avermi invitata! Io sono Angelica, in arte chiamamifaro e sul palco mi trovate sempre accompagnata da 4 musicisti belli e bravi. Emanuele Tosoni alla batteria, Alessandro Belotti alla chitarra, Filippo Caretti al basso e Pierfrancesco Pasini alle tastiere. Io vengo da Bergamo mentre quasi tutta la mia band viene da Brescia e provincia.
 
 
Raccontaci un po’ della tua storia, attraverso i passi per te più importanti. 
Cresco a Bergamo in una famiglia che mi ha voluto molto bene e che mi ha indirettamente trasmesso l’amore per la musica. Un po’ per i dischi di De Andre che ascoltavano mamma e papà e soprattutto per uno zio musicista e, sicuramente, originale che mi ha fatto venir voglia di imparare a suonare la chitarra. E così a 14 anni comincio a strimpellare le canzoni di Bob Dylan e dei Green day – avevo sicuramente le idee confuse ma tanta voglia di fare. Comincio a scrivere, incido le mie prime cose in inglese, vado a studiare in Inghilterra e scopro che scrivere in italiano non è poi così male. Torno in Italia e comincio a cercare qualcuno che voglia pubblicare le mie canzoni e lavorare con me.
 
 
Immagina di presentarti a chi non ti conosce: descrivici il tuo sound e a quali gruppi e generi ti ispiri maggiormente. Tralasciando il solito discorso “non mi piace essere catalogata in un genere preciso”, in quale movimento/genere ti collocheresti? 
Faccio pop e faccio indie. L’indie ora è diventato pop quindi indie-pop sembra il compromesso migliore. Quando scrivo sono a tratti tagliente, a tratti autoironica, a tratti diretta. Faccio spesso delle citazioni. Scrivo spesso canzoni felici-tristi. Cerco di creare più piani di lettura. Mi piace molto, e un po’ mi rifaccio, alla scrittura di  Calcutta e dei Pinguini tattici nucleari.
Per quanto riguarda il sound mi piacciono degli arrangiamenti grossi, con dei muri di suono, ma che abbiano sempre tanti elementi suonati. È un suono band ma anche fresco. 
 
 
Raccontaci del tuo nuovo album, descrivici l’ultimo lavoro che hai realizzato e cosa possono aspettarsi gli ascoltatori dalle tue canzoni. 
Al momento sto completando la scrittura del mio prossimo disco, il secondo, che avrà una grande contrapposizione tra pezzi molto intimi, toccanti, e più o meno tristi e pezzi invece che mi gasano un sacco e che immagino proprio in un’ottica live. La cosa in comune è che parlano dei miei problemi e paure, che però a tratti sembrano parlare anche un po’ per la mia generazione (credo). Cerco sempre di scrivere storie vere, non nel senso di autentiche, ma di realistiche, senza romanzare la realtà. A volte è motivo di frustrazione ma che a volte è solo da guardare da un’altra prospettiva per essere fonte di grande poesia. 
 
 
Ora parliamo della tua discografia e carriera: qual è stata la prima cosa in assoluto che hai mai registrato, cosa hai inciso fino ad oggi e quante esperienze dal vivo hai avuto?
Credo che in qualche archivio ci sia una mia esibizione a 8 anni dove cantavo il gatto e la volpe per qualche concorso canoro della mia città. Ma scherzi a parte, la prima cosa che ho inciso in uno studio di registrazione è un pezzo in inglese che si chiama Sketch, all’inizio del 2018. Ero andata da questo produttore bolognese, Mr. Monkey, e lo studio di registrazione in questione somigliava più ad un garage. Adesso lui è uno dei producer più affermati della scena. Insomma siamo cresciuti entrambi da allora ahah.
Dopodiché, con il nome di chiamamifaro, ho pubblicato il primo singolo nell’estate 2020 e un ep l’anno dopo, nel 2021, seguito dal mio primo tour. Nell’estate 2022 il mio primo album, seguito da un tour grosso, con più di 20 date e le aperture nei palazzetti dei concerti dei Pinguini Tattici Nucleari. E anche quest’estate abbiamo finito un tour pieno di palchi grossi, come il Red valley al Olbia e l’Arena di Verona per il Radio Zeta future hits live 2023. 
 
 
Quale tua canzone consiglieresti a chi non ti ha mai sentito?
Bella domanda, “Addio sul serio”.  Sia perché è un pezzo di cui mi piace ancora il sound, anche dopo un po’ di tempo, sia perché a livello di scrittura è uno dei pezzi di cui vado più fiera. Ha più piani di lettura, al primo ascolto sembra parlare di una storia d’amore magari finita male, ma in realtà parla di un cane che non c’è più. 
 
 
Qual è finora il momento più bello e/o importante come cantautrice? 
Cantare sul palco dell’arena di Verona quest’estate è stato un momento molto importante. 
 
 
Usi qualche metodo per assemblare tutte le idee che ti passano per la testa?
Le note del telefono e i memo vocali. Il problema è che le idee mi vengono quasi sempre quando sono in macchina e sto guidando quindi è sempre problematico far partire un audio col telefono per appuntarmi quell’idea.
 
 
Parlaci un po’ dei tuoi testi: quali sono gli argomenti che preferisci trattare? E poi, meglio la lingua inglese o italiana?
Sicuramente meglio quella italiana, è ovviamente più difficile ma ti stimola a dire delle cose diverse rispetto alle prime che ti vengono in mente. Come dicevo prima, cerco di parlare di storie realistiche, senza romanzarle. Voglio che la gente ci si ritrovi dentro, che le possa sentire sue. Mi piace scrivere canzoni d’amore ma mi piace moltissimo scrivere canzoni che sembrano d’amore e poi parlano d’altro. Magari sotto sotto parlano di un cane, come ho scritto prima, parlano di amicizia, parlano di violenza e così via.
 
 
Quant’è importante per te e per la tua Band l’attività live e quant’è determinante secondo te la presenza scenica e perchè?
L’attività live è importante perché in un mondo di streaming e social, il live è ancora l’ago della bilancia. Uno può avere anche milioni di stream online ma se il live non funziona al prossimo tour io non comprerò più quel biglietto. Con il live si consolida, è importantissimo.
E in più è anche la mia parte preferita di questo lavoro, quindi non mi dispiace affatto. Potessi stare in tour tutto l’anno lo farei probabilmente.
 
 
Quanto conta secondo te il look di una band al giorno d’oggi? Hai un tuo “dress code” oppure sali sul palco come capita?
Credo debba essere coerente con il progetto e con l’artista. Io non ho un dress code particolarmente rigido. Cerco di mettere qualcosa che mi faccia sentire bene, che sia ovviamente un minimo scenico ma che, cosa più importante di tutte, sia comodo dato che ballo e salto come un grillo. I ragazzi della mia band ormai ho smesso di provare a vestirli o coordinarli in qualche modo ahaha.  Fortunatamente hanno gusto nel vestirsi.
 
 
Cosa possono aspettarsi i ragazzi che vengono ad assistere ad un tuo/vostro show?
È uno show in cui si suda. O meglio, io sudo moltissimo, però anche le prime file di solito non sono da meno. È un live quindi generalmente molto energico in cui cerco di dare tutto quello che ho. Cerco di essere il più spontanea possibile, mi piace interagire con il pubblico e prendermi un po’ in giro. C’è sempre un momento più intimo del live dove mi siedo a cantare bistrot e vhs e ci sono dei cori e delle frasi che chiedo al pubblico di cantare insieme a me. L’unica altra certezza è che sicuramente post concerto mi troverete con una birra in mano a fare chiacchiere e foto con chiunque ne abbia voglia.
 
 
Meglio uscire per un’etichetta discografica (che sìa major o indie) o lasciare l’intera gestione in stile D.I.Y. e perchè?
Firmare con un’etichetta solo perché è un’etichetta è sbagliato, e finché non si trova un’opportunità concreta è meglio fare da se. Detto questo, se in un etichetta si trova un team di persone capace e pronto a spendersi allora etichetta sia. Rende la vita un po’ più facile avere delle persone che si dedicano al progetto e ti permettono di concentrarti più sulle canzoni. 
 
 
Quanto ti hanno aiutato i social network a farti conoscere e quanto in generale questi strumenti possono aiutare un Artista o un Gruppo a farsi conoscere rischiando però di cadere nella marea di emergenti che forse abusano di questi mezzi? A tal proposito, quali sono i tuoi contatti sui social network?
A me i social hanno aiutato molto a costruire una community. Già prima di pubblicare i miei pezzi ho passato gli anni del liceo a pubblicare cover su Instagram, quasi per gioco, e già quello mi portò un po’ di pubblico. Credo che uno dei lati positivi della nostra generazione sia il fatto che adesso gli artisti ti sembra quasi di conoscerli quando si raccontano sulle storie Instagram, si fanno vedere senza filtri o, come faccio io, cerco di scambiare due chiacchiere quando possibile con la gente che interagisce ai miei contenuti. Anche Telegram è uno strumento che amo moltissimo. Io ho un gruppo molto numeroso di fan e mi trovo spesso a chiacchierare del più e del meno con loro, a parlare dei pezzi futuri, magari fare spoiler sulla scaletta dei concerti e così via. Credo sia importante per costruire un pubblico affezionato. E io mi sento fortunata ad avercelo. 
 
 
Se, fantasticando, potessi scegliere un producer con il quale lavorare, chi sceglieresti?
Daniel Nigro, Jack Antonoff.
 
 
E con quale musicista/gruppo realizzeresti invece una canzone assieme? Magari anche uno di quelli a cui hai aperto i live. 
Cesare Cremonini.
 
 
Prima abbiamo parlato dei gruppi ai quali ti ispiri di più per il genere che fai. Ora invece vorrei parlare dei gruppi che ti hanno cambiato la vita, anche di tutt’altro genere. Quali sono i tuoi gruppi o cantanti preferiti e quali ti hanno spinto a voler diventare musicista/cantautrice? 
Mi sono avvicinata alla musica con i dischi che ascoltavano i miei genitori, principalmente cantautorato italiano e non.  De Andre e Dalla ma anche Bon Dylan, Joni Mitchell, Cat Stevens, Neil Young, Suzanne Vega, Simon & Garfunkel. Io dopodiché mi sono appassionata ai grandi classici e forse sono stati quelli a farmi innamorare della musica. Primi tra tutti, e loro mi hanno decisamente cambiato la vita, i Beatles. Ho avuto poi una fase rockeggiante nei miei primi anni di liceo, e forse non mi è ancora passata del tutto, ascoltavo tanto gli Arctic Monkeys, The Kooks, The Strokes, The Black Keys, Catfish and the bottleman, Pixies, The libertines e potrei andare avanti all’infinito.
Tra i gusti più recenti invece metto i Coldplay, i Mumford and Sons, Bon Iver, Maggie Rogers, Olivia Rodrigo, Girl in Red, FINNEAS. 
 
 
Qual è il tuo sogno nel cassetto? 
Forse è un po’ inflazionato, ma Sanremo mi piacerebbe parecchio.
 
 
Album (o gruppo) straniero da consigliare ad un amico.
Random Access memories – Daft Punk
 
 
Album (o gruppo) italiano da consigliare ad un amico
Cosa succede in città – Vasco Rossi
 
 
Album (o gruppo) in cui avresti voluto suonare
Mainstream – Calcutta
 
 
Ultimo album (o gruppo) ascoltato
Ho ascoltato proprio oggi l’ultimo singolo di Mecna, Brutto sogno. Mi è piaciuto molto. 
 
 
Ultima cosa: lascia un breve messaggio di saluto che possa anche convincere le persone ad ascoltarti.
Ciao ragazzi, ascoltatemi che sono anche simpatica 
 
 
 
 
Ringraziamo chiamamifaro, Nina Selvini ed Alice Cherubini di Astarte Agency
 
 
Intervista e Foto di repertorio a cura di Stefanino Benni
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