I Queens of the stone age infiammano il pubblico dell’Unipol Arena

A distanza di quattro anni dall’acclamatissimo disco ...Like Clockwork , i Queens of the Stone Age sono tornati con un nuovo disco e un tour mondiale che li vede toccare il nostro paese per una data unica all’Unipol Arena di Bologna.

Rispetto al suo predecessore, Villains non è proprio un disco che passerà alla storia, ma la band capitanata da Josh Homme si è buttata subito in tour per testare brani nuovi e datati in versione live per vedere la risposta del pubblico.

Dopo il fortunato tour americano, eccoli partire proprio da Bologna per il tour europeo.

Ad aprire il concerto ci sono i Broncho.

Questa band che viene dall’Oklahoma ha sonorità molto indie rock e nonostante il loro forte impegno non riescono a colpire in pieno il pubblico bolognese.

Poco dopo le 21 scende il telo e si parte con subito con If I Had a Tail brano tratto proprio da …Like Clockwork.

Suoni immensi, luci a led stroboscopiche e una band che fin dalle prime note sembra molto in forma soprattutto in paragone alla loro ultima performance italiana all’Arena parco nord di Bologna del 2014.

Di Villains non sembra esserci traccia, la band vuole far scaldare il pubblico con brani datati ma potenti come My God Is the Sun o Monsters in the Parasol.

Feet Don’t Fail Me apre i giochi del nuovo disco. Questo è uno dei brani migliori e dal vivo è una bomba incredibile. Nonostante il suono non sia dei migliori dentro l’arena bolognese queste note riecheggiano alla perfezione.

The Way You Used to Do, come il brano precedente è un’altra canzone alla QOTSA, con la voce di Josh che riesce ad essere potente come nei giorni migliori. Si balla si fa crowd surfing, cosa che stupisce un po’ la band che forse non si aspettava una reazione simile da pubblico.

Il momento più alto si è avuto chiaramente con No One Knows. Non bisogna rimpiangere chi non c’è, ma incitare chi c’è adesso.

Il giro di batteria che aveva Dave Grhol è inimitabile, ma l’ex batterista dei Mars Volta si comporta divinamente, come Michael Shuman al basso.

 No One Knows è una bomba di canzone e lo sarà per sempre nonostante tutto.

Mexicola è una perla che molti fans aspettavano da tempo e finalmente a Bologna l’hanno eseguita alla perfezione.

The Evil Has Landed è il terzo brano di Villains e con i suoi giri di chitarra e la voce di Josh che dal vivo viene meno strumentalizzata dai sintetizzatori si fa apprezzare di più. Brano live per eccellenza.

I Sat by the Ocean non ha bisogno di presentazioni, una delle loro migliori canzoni che fa impazzire totalmente tutto il pubblico in un continuo “pogo” infinito .

Domesticated Animals, sull’album non mi ha convinto e neanche dal vivo purtroppo, ma serve per dare un po’ di pausa ad un concerto che fino a questo momento non ha dato tregua.

Ora mai si va verso la fine del concerto e la tripletta Little Sister, Sick, Sick, Sick e Go With the Flow sono un pugno nello stomaco per tutti i presenti .

Il parterre dell’unipol Arena esplode letteralmente grazie ad un ritrovato Josh Homme , che sia vocalmente che tecnicamente è quasi perfetto in ogni suo gesto, compresi i classici scontri con il pubblico .

Come encore scelgono Head Like a Haunted House da Villains, brano tirano quasi alla The Hives e quasi Rockabilly che anticipa la magnifica A Song for the Dead.

In conclusione lo show è stato magnifico, una setlist quasi perfetta, Josh ha cercato di mettere i brani più rudi del disco senza far perdere qualità al concerto.

I QOTSA se discograficamente sembrano un po’ in calo di fantasia, dal vivo sono sempre una certezza e questo concerto ne è la dimostrazione. 

 

SETLIST:

If I Had a Tail

Monsters in the Parasol

My God Is the Sun

Feet Don’t Fail Me

The Way You Used to Do

You Think I Ain’t Worth a Dollar, but I Feel Like a Millionaire

No One Knows

Mexicola

The Evil Has Landed

I Sat by the Ocean

Smooth Sailing

Domesticated Animals

Make It Wit Chu

I Appear Missing

Villains of Circumstance

Little Sister

Sick, Sick, Sick

Go With the Flow

Encore:
Head Like a Haunted House

A Song for the Dead

Si ringrazia Indipendete concerti per il gentile invito

Foto e testo di Carlo Vergani

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