Dopo diversi anni di assenza ecco tornare in Italia il ciclone che arriva dalla California chiamato (HED) p.e.
Vengo accolto dentro al Kindergarten di Bologna proprio dal cantante Jared Gomes e dal bassista Kid Bass. I due sono al banchetto del Merch ad intrattenere i fans raccontando aneddoti sui passati concerti in Italia.
Il gruppo californiano è venuto spesso nel nostro Paese, toccando anche l’Emilia-Romagna più volte, ma il concerto che Jared ricorda con più piacere è quello del febbraio 2001 quando vennero per la prima volta in Italia come supporto ai Papa Roach.
Quel giorno ero presente al Propaganda di Milano e chiaramente fu subito colpo di fulmine.
Il genere crossover, a me tanto caro, purtroppo non rimase per tanti anni sulla breccia dell’onda, ma gli (HED) negli anni sono riusciti a rimanere se stessi nonostante della prima formazione ci sia rimasto solamente Jared Gomes. Sono qui in Italia per due date esclusive per presentare Forever, il loro undicesimo album in studio.
Qui al Kindergarten di Bologna ad aprire il concerto ci sono gli italianissimi Rednova e i canadesi Sumo Cyco.
I Rednova suonano un post rock – alternative metal molto semplice e orecchiabile. Non sono nuovi ad aprire a gruppi del filone Nu-metal visto che qualche mese fa divisero il palco con i Crazytown.
I Sumo Cyco sono già un po’ più famosi soprattutto grazie alla front-woman: Skye Sweetnam. E’ difficile non rimanere attratto da Skye, ma oltre ad essere un ragazza molto carina è molto brava e soprattutto ci sa molto fare. Skye sul palco ha tre valorosi compagni di avventura molto bravi e tecnici che insieme fanno veramente un casino infernale. Sono veramente rimasto colpito dalla loro potenza scenica e sonora e sicuramente ne sentiremo ancora parlare di questo gruppo se dovessero magari fare supporto a gruppi come Lacuna Coil o Ach Enemy.
Gli (HED) p.e. non hanno bisogno di presentazioni.
Uno dei gruppi che ha reso famoso nel mondo il crossover e l’alternative metal, negli anni ha cercato di ricreare nuove sonorità senza mai perdere il sound che li ha resi famosi. Ora mai non ci sono più tastiere, DJ o basi campionate, ma solamente chitarra, basso batteria e voce. Partono subito con un classicone come Killing Time in versione reggae, che sinceramente me la potevo aspettare, ma che forse serve solamente a scaldare il pubblico . Quando arriva il momento di Bartender, incominciano i mosh-pit infernali. Canzoni nuove che si mischiano con brani della loro pluriennale carriera fatta di testi ironici e molto espliciti, che però i chiari riferimenti alla terra di Bob Marley sinceramente rovinano l’atmosfera.
I telefonini si alzano per le cover One Love e No Woman No Cry e con You Really Got Me dei The Kinks.
I capelli rasta non ci sono più come l’anno 2001, ma sinceramente pensavo di trovare un gruppo che almeno i brani più famosi riuscisse a suonarli in modo aggressivo. Non hanno eseguito molte canzoni, ma a loro discolpa c’è da dire che avendo appena inserito un nuovo chitarrista e un nuovo bassista , non sono ancora così affiatati.
A parte tutto il concerto è stato piacevole, ho avuto l’opportunità di conoscere un mito della mia adolescenza, sperando che in futuro possano capire che ok bob Marley, ma il reggae lasciamolo fare ai gruppi reggae, il crossover e l’aternative metal è un altra cosa.
Un ringraziamento particolare ad HUB Music Factory per il gentile invito
Foto e testo di Carlo Vergani
(HED) p.e.
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