Dopo l’enorme successo dell’inverno scorso al Forum di Milano, la carismatica e icona di stile e di eleganza Florence Welch, torna nel nostro paese per due date a Bologna e Torino.
Come per la data di Milano del dicembre scorso, anche in queste due date primaverili la cantante britannica è qui per far ascoltare al pubblico le canzoni del suo disco uscito l’anno scorso dal titolo How Big, How Blue, How Beautiful.
Ad aprire il concerto c’è Gabriel Bruce.
Il suo rock malinconico riprende molto quello di gruppi più famosi come i The National o gruppi brith pop degli anni 80.
Nonostante il poco tempo a disposizione il cantante londinese si fa apprezzare dal pubblico che sta riempendo piano piano l’Unipol Arena.
Alle 21:15 in punto ecco salire sul palco Florence Welch e la sua band composta non solo da batterista, bassista e chitarrista, ma anche da coristi, terzetto di fiati, arpa e pianista.
Il palco è molto minimal le luci sono tutte sul palco, con alle spalle della band al posto del solito cartellone della band, un grandissimo tendone di specchi in stile Disco anni 70.
Florence è scalza con un bellissimo vestito azzurro trasparente con l’inconfondibile chioma rossa .
Dopo queste descrizioni, che sono necessarie in un concerto come quello della Welch, bisogna subito descrivere la sua voce e di come ti penetra dentro dopo ogni suo acuto.
Comincia subito con What the Water Gave Me da Ceremonials del 2011.
Bastano poche note per far si che si riesca a trovare subito un forte contatto tra lei e il pubblico. Corre, balla e canta senza mai perdere una tonalità della voce.
Ship to Wreck è stato il primo singolo tratto da How Big, How Blue, How Beautiful uscito l’anno scorso e con questo brano si comincia a saltare come in un qualsiasi concerto rock che si rispetti.
Durante Bird song Florence è talmente in trans con in pubblico che si mette a cavalcioni sulla transenna per cantare con loro.
Il connubio con il pubblico prosegue con Rabbit Heart (Raise It Up) dove Florence comincia il brano acappella per poi aprire alla band che la segue in modo perfetto.
Ad ogni suo acuto le luci arancioni si specchiano sul tendone di specchi rendendo l’atmosfera incredibile con il pubblico che continua a cantare con lei incessantemente.
Dall’arancione passiamo al rosso con la famosissima You’ve Got the Love, i telefonini si accendono Florence canta praticamente mezzo brano acappella per poi tornare ad essere accompagnata dalla band.
In Cosmetic Love c’ è una stupenda coreografia fatta da palloncini a forma di cuore e gli immancabili telefonini.
Uno dei miei brani preferiti è senza dubbio Mother e dal vivo devo dire che fa venire i brividi. L’intro di tastiera e tromba sono i segnali che sta per cominciare Queen of Peace.
Peace and love, era il motto degli hippie ed è anche quello di Florence che si definisce regina della pace e dell’amore e grazie alla sua musica cerca di aiutare i più bisognosi come si è visto dalla collaborazione con l’associazione Medici senza frontiere.
Dopo le forti atmosfere verso la fine del concerto i suoni si fanno ancora più accesi con brani come Spectrum, mentre con Dog Days Are Over si chiude in bellezza il concerto con il pubblico che batte le mani a tempo con Florence.
Gli encore sono la ciliegina sulla torta con la splendida What Kind of Man, con finalmente le chitarre a fare la voce grossa insieme agli acuti di Florence, mentre è la ritmica padrona del brano Drumming Song che chiude definitivamente il concerto.
Uno straordinario mix tra Kate Bush, PJ Harvey, Patti Smith e Annie Lenox portato tutto nel nuovo millennio.
Si dice sempre che non ci sono più icone nella musica, ma Florence Welch è una delle poche ancora rimaste, visto che grazie al suo stile influenza non solo il mondo della musica, ma anche quello della moda e l’arte in generale.
What the Water Gave Me
Ship to Wreck
Bird song
Rabbit Heart (Raise It Up)
Shake It Out
Delilah
You’ve Got the Love
How Big, How Blue, How Beautiful
Cosmic Love
Long & Lost
Mother
Queen of Peace
Spectrum
Dog Days Are Over
Encore:
What Kind of Man
Drumming Song
Un Ringraziamento particolare a Vivo concerti per l’invito
Testo di Carlo Vergani e foto di Ivan Elmi
Florence And The Machine
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Gabriel Bruce
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