Il cielo minaccia pioggia sopra l’Arena Campo Marte di Brescia, ma già all’apertura dei cancelli sono davvero tante le persone che attendono di entrare. I Deep Purple tornano, dopo 10 anni di assenza, nella città lombarda per regalare ai 6.000 fan accorsi uno spettacolo davvero eccezionale.
Ad aprire le danze, puntuali alle 20.30, la band inglese dei Toseland, guidati dal ex campione di Superbike James Toseland, in tour per presentare l’ultima fatica discografica Cradle The Rage, uscito lo scorso maggio. Un buon inizio che scalda al punto giusto la variegata audience di Brescia.
Alle 21.30, come da programma, le luci si spengono e sul palco capeggia un enorme telo con la scritta Deep Purple. E’ il momento più atteso. La folla urla, fischia e inneggia impaziente.
Si parte in quinta con Highway Star, brano storico della band britannica, che sin da subito fa saltare e scaldare il pubblico. Ian Gillan pare un po’ affaticato, inizialmente, tanto che volge uno sguardo all’hammondista Don Airey mostrandogli la lingua. Il ragazzo si porta 71 anni sulle spalle con gran disinvoltura, tanto che bastano poche canzoni per scaldare le corde vocali e dimenticare tutto. Il più acclamato è, senza dubbio, il chitarrista Steve Morse che non si risparmia con i virtuosismi, caricato dalle urla della folla.
La scaletta si articola spaziando dai brani più famosi e storici del gruppo, fino ai pezzi contenuti nell’ultimo album in studio, l’acclamato Now What?!, uscito oramai nel 2013, ma a cui i Deep Purple pongono molta attenzione.
C’è spazio anche per gli assoli nelle quasi due ore di concerto: Don Airey con il suo hammond, stupisce, diverte e si diverte; Steve Morse, che lo dico a fare, incanta ed esalta, ma c’è anche Roger Glover che oltre a mostrare le sue abilità musicali, scherza con il pubblico.
Se dovessimo definire con una sola parola ciò che è stato questo concerto, fatichiamo a trovarla. Perchè la maestria di questi artisti sta anche nel mescolare generi diversi con grande disinvoltura: una vera opera rock, con sfumature pop, R&B passando per il folk e la classica.
Il concerto si chiude con una carrellata di perle inestimabili, che – manco a dirlo – caricano a più non posso il pubblico. Ed è così che sciorinano brani come Space Truckin’, Smoke On The Water, per poi chiudere la performance con una corale Black Night.
Insomma, dopo questa sera, i Deep Purple hanno dimostrato che, oltre ad essere una delle rock band più longeve della storia, con all’attivo oltre 100 milioni di dischi venduti, non hanno alcuna intenzione di godersi la tanto agognata pensione, dettando legge nel rock ancora per un po’.
Questa la scaletta:
Highway Star
Bloodsucker
Hard Lovin’ Man
Strange Kind of Woman
Vincent Price
Contact Lost
Uncommon Man
The Well-Dressed Guitar
The Mule (with Drum Solo)
Lazy
Demon’s Eye
Hell to Pay
Keyboard Solo (Don Airey)
Perfect Strangers
Space Truckin’
Smoke on the Water
Encore:
Hush
Bass Solo (Roger Glover)
Black Night
Si ringrazia Barley Arts per il gentile invito.
Testo a cura di Claudia Favalli – Foto a cura di Gigi Meriti
Deep Purple
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