Nostalgia canaglia in chiave punk rock. All’Alcatraz la storia si ripete con un concerto che riporta in auge la vecchia linfa vitale dei Good Charlotte. Band osannata e criticata, patinata e sempre sulla crest dell’onda di una scena che non muore e non vuole saperne di scomparire dietro cliché e impegni da copertina.
Folla oceanica, giusta confusione sotto palco per i ragazzacci capitanati dai fratelli Madden, che però sono preceduti da tre gruppi niente male: il duo rock The Dose, aggressive al loro agio col reef distorto, i pop punkers Boston Manor, cavallette impazzite che usano Spotify per distruggerci casa, e i Sleeping with Sirens, gruppo di cattivelli di quartiere che mescola tatuaggi e glam rock giovanile nuova scuola, con ciuffo ribelle al seguito.
Tanti carne al fuoco per un concerto che è stato un evento più che un singolo live, sino a quando le luci si abbassano e arrivano loro, i Good Charlotte.
Boato e scintille per chi se li ricorda su mtv generation e ancora balla con le loro canzoni che mangiano pane e pop punk sin dalla prima nota. La curiosità di rivederli era tanta e tanta è l’euforia nel cantare con loro i pezzi di Generation X, loro ultimo lavoro in studio che fa ballare la ciurma a sprazzi di pogo e bandane.
Enorme afflusso di adrenalina poi, quando parte The Anthem, con lode alla vecchia scuola e amore per la scena americana del vecchio millennio. E si, perché i nostri Good Charlotte si sono formati nel 1996, ma ancora usano la musica per divertirsi e fa divertire, in una logica di vecchio amore per le chitarre dai tre accordi californiani.
Colorati e amici del battito di mani, i nostri trascinano l’energia dei presenti col gusto di chi ancor ha molto tempo per suonare vecchi e nuovi inni musicali.
Li aspettiamo con un nuovo album e una nuova spallata sotto al loro set live, sempre con occhi colorati e magliette scucite.
Grazie Hub Music Factory per l’invito.