Il cuore e la passione per quello che fai da più di trent’anni sono i temi cardini della performance di Chris Cornell al teatro Arcimboldi di Milano.
Un musicista quando si presenta da solo con la propria chitarra davanti al suo pubblico è come se
abbandoni le sue debolezze, le sue paure e le sue indecisioni, rimanendo senza segreti e leggibile a tutto il pubblico come un libro aperto.
La scenografia è molto semplice. Sul palco ci sono le sue 7 chitarre con alle spalle la riproduzione dell’interno del vinile di higher truth ed in particolar modo del singolo Nearly Forgot My Broken Heart.
La copertina del suo disco posizionata in quel modo, esprime secondo me il senso della performance di
Chris Cornell, ovvero la stupenda rappresentazione dell’apertura della sua arte verso il pubblico milanese,che ha riempito il teatro Arcimboldi per un fantastico Sold-out.
Visto che si tratta del tour di appoggio a higher truth è giusto che cominci con un brano di questo disco e la scelta è ricaduta su Before We Disappear come è successo anche nelle altre date del tour.
E’ evidente che una gran parte del pubblico è presente per ascoltare i successi dei Soundgarden o degli Audioslave. ma bisogna ricordare che oltre a brani come Black hole sun, Cornell ha all’attivo ben 4 dischi da solisti come Euphoria Morning da dove estrapola per il pubblico milanese Can’t Change Me e When I’m Down.
Un cantante che si esibisce in acustico la maggior parte delle volte esegue anche delle cover è Chris non è da meno. Di solito le cover sono brani che hanno avuto un importanza a capitale per la crescita di un artista e nel caso del cantante di Seattle sono Bob Dylan, Johnny Cash, John Lennon fino ad arrivare al re del pop Michael Jackson con Billy Jean.
Sono passati 26 anni dalla morte di Andy Wood e della successiva nascita del super gruppo Temple of the dog, gruppo che vide la presenza di membri dei Soudgarden e dei Pearl Jam, che fece uscire un disco omonimo, con al suo interno si trovano brani scritti proprio da Cornell come Say Hello 2 Heaven e Reach Down o come la fantastica Hunger Strike.
Stasera Cornell con le sue versioni di Say hello 2 heaven e hunger strike riesce a raggiungere tutti i cuori dei presenti facendoli emozionare come non mai.
Hunger strike soprattutto è un pugno nello stomaco come sempre, che in questa versione acustica la rende ancora più bella .
Con lui sul palco c’è il bravissimo pluristrumentista Brian Gibson che accompagna Cornell in quasi tutti i brani. Se non è Brian ci sono sempre i vecchi vinili ad accompagnarlo come con When I’m Down, dove per l’unica volta durante il concerto lascia le sue chitarre appoggiate per far parlare solo la sua voce.
Ci sono stati cantanti che l’hanno formato, come descritto in precedenza, ma la canzone che secondo, è la più bella mai scritta è A Day in the Life dei Beatles che canta dopo aver eseguito Immagine di Lennon.
Come encore decide di cantare la canzone dedicata a sua moglie Josephine e la title track del suo disco higher truth.
L’uomo ha un dono e quello di Chris Cornell è quello di avere una delle voci più straordinarie e potenti del rock, che negli anni è riuscito a perfezionare passando dagli acuti dei Soudgarden, fino a questi pezzi acustici molto più intimi dei suoi dischi da solista.
Questo dono lo ha fatto a tutti i presenti che martedì sera hanno partecipato a questa show incredibile di un artista straordinario.
Testo a cura di Carlo Vergani