L’amore incontrastato di Milano per Bruce Springsteen è sempre più vivo

Il connubio tra Bruce Springsteen e lo stadio di San Siro di Milano dura ora mai da 31 anni e sembra più solido che mai. Le generazioni si susseguono una ad una, passando da teenagers con bandane e magliette degli Stati Uniti che negli anni sono cresciuti fino a portare nel 2016 i propri figli o nipoti per la prima volta alla scala del calcio.

Le emozioni cominciano molto presto con una sorpresa che il cantante del New Jersey fa ai già numerosi fans entrati a San Siro fin dal primo pomeriggio suonando in acustico Growin’ Up . Suona solo un brano, come fece nel pre-show Eddie Vedder sempre a San Siro due anni fa, ma basta per far salire l’adrenalina di tutto il pubblico.
Con un ritardo accademico rispetto all’orario in scaletta ecco salire sul palco Bruce Springsteen e la E Street Band .

Qui c’è subito una grossa sorpresa che tutto il pubblico italiano fa al Boss, con una bellissima coreografia, molto più complessa di quella di tre anni fa, con la scritta Dreams are alive Tonite fatta da tutto il pubblico compreso il parterre.
Bruce naturalmente è colpito positivamente da tutto cio’ e ringrazia Milano per l’accoglienza prima di partire con Land of Hope and Dreams come tre anni fa. Visto che si tratta del The River tour è giusto partire con le canzoni di quel disco.
Il pubblico all’inizio è un po’ freddino, ma si scalda con le note di Hungry Heart e ancora prima con Independence Day, brano molto legato all’artista visto che si tratta del primo dedicato ai figli.
Ci sono come sempre le canzoni richieste dal pubblico tramite pupazzi o cartelli come con la cover di Lucille di Little Richard o brani più recenti come la splendida Death to My Hometown che anticipa in secondo momento forse più toccante con l’esecuzione di The River, con tutti i cellulari accesi che in principio dovevano formare una seconda coreografia, ma l’effetto è sempre da pelle d’oca lo stesso .
Altri momenti da ricordare sono la cover di Jimmy Cliff Trapped e naturalmente la splendida The Promised Land. La sequenza più emozionante sicuramente è stata I’m on Fire, Drive All Night e Because the Night.
Specialmente la canzone contenuta in The River e cantata quasi con il cuore in gola da parte di Bruce Springsteen è stato forse l’apice di tutto il concerto.

Si accendono le luci e come sempre incomincia un secondo show.
Si potrebbe dire un greatest hits d’annata con tutti i brani che hanno fatto la storia di Springsteen con brani come Born in the USA, Born tu run e Dancing in the Dark.
La chiusura è come sempre data da la cover dei The Isley Brothers Shout che serve per far ballare fino allo sfinimento tutto il pubblico, facendogli bruciare le ultime forze rimaste dopo quasi 4 ore di concerto.
Ma un concerto di Bruce Springsteen non si puo’ definire tale senza la sua armonica e chitarra acustica. Delizia il pubblico con Thunder Road e come ha cominciato nel tardo pomeriggio, chiude con la forza della sua voce e il ritmo della sua chitarra.

I concerti di artisti come Bruce Springsteen, sono creati per piacere a tutti, dal fans più attento alle chicche fino a quello che conosce solamente i brani più famosi.

Questo artista ha la capacità di unire queste due diverse tipologie di fans in modo incredibile e possono piacere o meno i suoi concerti, ma vedere intere generazioni uscire dallo stadio di San Siro con il sorriso sul volto è la vittoria più grande per un quasi 67 enne.

Testo di Carlo Vergani

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