Sold Out per i Blonde Redhead al Teatro dell’Arte della Triennale

Tornare sul luogo del delitto non è mai facile. I Blonde Redhead ci provano e portano in tour un disco fondamentale per la loro carriera, quel Misery is a butterfly uscito nel 2004 e tanto osannato da critica e pubblico.

Un disco che rappresentò una svolta, non solo per l’etichetta con cui venne distribuito, non più la Touch and Go Records ma la 4AD cara a gente del calibro di Pixies e Dead can dance, ma anche per il confezionamento sonoro, dato che dietro il mixer sedeva Guy Picciotto, cantante e chitarrista dei Fugazi, oltre che maestro del sound. Fu un lavoro problematico, non solo perché la registrazione è stata segnata dalla rovinosa caduta da cavallo della cantante Kazu Makino, costringendola al letto immobilizzata per diverso tempo, ma anche perché la ricerca di un nuovo sound impegnò per diverso tempo il gruppo, intento ad allontanarsi dal sound impregnato di venature noise per esplorare territori vicino al dream pop e ad un certo rock intimista e intellettuale.

A Milano arrivano all’interno della rassegna Music after Music e si fanno accompagnare, come nelle altre 5 date programmate in giro per lo stivale, dagli archi di 5 giovani musicisti che Kazu chiama “lovely guys”. Due viole, due violini e un violoncello che impreziosiscono sin da subito lo show programmato alla Triennale, sold out da tempo e meta di un pellegrinaggio silenzioso per fan e innamorati di buona musica. I nuovi arrangiamenti, composti appositamente per il tour, si sentono già dalla prima canzone, Elephant woman, evocando urgenza e un certo gusto retrò in cui si fondono l’eleganza della voce femminile di Kazu e le schitarrate di Amedeo Pace, a cui fanno eco le bacchette del gemello Simone. Dietro la scena, in cui il fascino e il mistero nipponico della cantante guadagnano sempre le prime posizioni, campeggia la copertina del disco, un’immagine evocativa dell’artista Carlo Mollino con al centro una donna intenta a mostrare tutta la sua femminilità e tutta la sua personalità, come se fosse un quadro della novelle vogue.

Nella prima parte del concerto, dunque, ampio spazio all’album del 2004, in cui vengono lasciate fuori solo Maddening cloud e Equus. E così, in poco più di un’ora, scivolano via le poco accessibili note degli altri pezzi del disco, tra i quali Anticipation e Falling man, concentrato di stile e eleganza sonora strette tra confini pop e delicata malinconia. La voce di Amedeo arricchisce non poco il sound dei Blonde Redhead, conducendolo lungo territori meno noise, segno della profondità e della ricerca di un disco che ha fatto da spartiacque nella carriera del gruppo. Esauriti 9 brani di Misery is a butterfly, il trio italo-nippo-americano suona due pezzi dell’ultimo album Barragàn, uscito nel 2014 e portato in tour l’anno successivo, con tappa anche a Milano. Si tratta di Mind to Be Had e Defeatist Anthem (Harry and I), che anticipano le ultime due canzoni suonate nell’educato teatro dell’Arte, ossia Golden e 3 o’clock, anticipazione di un probabile vicino futuro album e regalo della band ai presenti.

Si ringraziano Laura Beschi e Ja.La Media Activities per l’invito.

Testo a cura di Andrea Alesse.

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