Ci sono genere musicali che sembrano non invecchiare mai. Il rock blues americano che viene dal Sud degli Stati Uniti ha sempre avuto un grosso successo nel nostro paese. Negli anni 70′ film come Easy Rider e la continua ricerca del “sogno Americano” hanno portato alla ribalta gruppi come Lynyrd Skynyrd, ZZ Top, The Grateful Dead o gruppi meno famosi come i Kentucky Headhunters.
Con il nuovo millennio il genere si è un po’ più mischiato all’hard rock come per esempio con i Black Stone Cherry o al rock commerciale dei Kings Of Leon o Zac Brown, ma molto probabilmente il gruppo che incarna ancora quei valori e sonorità sono i Blackberry Smoke. Ora mai sono di casa in Italia e tornano al Fabrique di Milano per una data esclusiva, per continuare a far conoscere i brani di Like An Arrow, uscito nel 2016.
Ad aprire il concerto ci sono i Biters.
Questo gruppo l’unica cosa che ha in comune con i BBS è il fatto che anche loro vengono dalla Georgia, ma per il resto non c’entrano proprio niente. Il loro glam rock è molto più adatto ad un pubblico che simpatizza per Motley Crue piuttosto che per i barbuti ZZ Top. Il loro set non vede molto la partecipazione del pubblico, ma nel loro piccolo posso dire che sono una valida band che sicuramente si potrà fare apprezzare in altri contesti.
Alle 22 in punto ecco i Blackberry smoke salire sul palco.
Come ho già descritto, questo genere non muore mai, tra il pubblico si vedono cappellini da cowboy che si mischiano con quelli da camionisti e barbe come se piovessero. Partono subito con il botto con Payback’s a Bitch per poi continuare con Six Ways to Sunday e Testify. I brani scorrono molto velocemente come se fosse una compilation di brani che ti porti dietro in macchina in un ipotetico viaggio sulla Route 66 con una cadillac decapottabile.
Tecnicamente sono un gruppo molto valido, ma non capisco come un gruppo così radicato nelle loro radici voglia scimmiottare il rock britannico di zeppeliana memoria soprattutto con i brani dell’ultimo disco.
Da sottolineare come sulle note di Ain’t Much Left of Me, si innesta Three Little Birds di Bob Marley. Ci sono anche momenti di assoli interminabili e momenti in cui Charlie Starr interagisce con il pubblico sfornando anche un “Grazie” quasi commovente. Momenti in quasi acustico risultano i meglio riusciti con brani come One Horse Town , che fanno apprezzare di più il loro sound rispetto alle chitarre distorte.
Gli encore sono due e chiudono con la stupenda Ain’t Much Left of Me dopo 1 ora e mezza di puro e semplice rock and roll. Il pubblico che ha riempito 1/3 del locale milanese, visto che il resto era chiuso senza nessun motivo, ha apprezzato il concerto talmente tanto da assalire lo stand del merch portandosi a casa qualsiasi ricordo dallo zippo al DVD fino alle classiche magliette e bandane. Ero molto curioso dal poter finalmente vedere dal vivo il gruppo della Georgia e purtroppo sono rimasto deluso da un gruppo che dal vivo non da il massimo, fa il suo compitino senza mai uscire dagli schemi.
Un Ringraziamento particolare a Barley arts per il gentile invito.
Testo di Carlo Vergani
Setlist:
Payback’s a Bitch
Six Ways to Sunday
Testify
Good One Comin’ On
Waiting for the Thunder
Rock and Roll Again
Let It Burn
Pretty Little Lie
Sleeping Dogs
Shakin’ Hands With the Holy Ghost
Sunrise in Texas (Michael Tolcher cover)
Living in the Song
The Whippoorwill
Up in Smoke
Lay It All On Me
Ain’t Got the Blues
Free On the Wing
One Horse Town
Like an Arrow
Encore:
Freedom Song
Ain’t Much Left of Me (With “Everything’s Gonna Be… more )