Cala il sipario sugli I-days di Monza. Per l’ultimo dei tre giorni la line-up ha portato sul main stage (Curva Parabolica) i Biffy Clyro e gli Suede.
In un’atmosfera rovente (specialmente dal punto di vista climatico) la musica è iniziata già nel tardo pomeriggio di domenica con l’esibizione dei Sica. La band di Collegno ama definire il proprio genere Dance/Entertainment ed è proprio coniugando un’elettronica dance con testi e atteggiamenti ironici (il cantante farà finta per tutto il concerto di essere inglese durante le presentazioni) che sta collezionando partecipazioni a parecchi festival italiani durante l’estate. Non saranno certo originalissimi in questo filone, ma hanno sicuramente un certo “tiro”.
Dai finti anglosassoni siamo passati ai british e pallidissimi Eagulls di Leeds apparsi evidentemente a disagio sotto il sole cocente dell’autodromo brianzolo. La loro musica andrebbe sicuramente ascoltata nel contesto di un club, magari con il palco invaso dai fumi dal ghiaccio secco e luci basse. Il loro post-punk sembra derivare direttamente da alcuni gruppi dei primi anni ’80 come Danse Society o The Sound con un suono di chitarra di derivazione Cure e la batteria quasi tribale, per arrivare ai giorni nostri con band quali Savages o Iceage.
La band sicuramente più attesa era sicuramente quella dei Biffy Clyro o, come amano presentarsi al proprio pubblico Biffy Fuckin’ Clyro. A Monza. sembrano tutti essere sotto il palco solo per loro, sventolando bandiere scozzesi o uno in particolare indossando addirittura un kilt. Sorprende che tutti i fan conoscano alla perfezione tutti i testi di tutte le canzoni, ben sapendo l’allergia degli italiani alle lingue straniere, il che fa pensare che abbiano un seguito veramente devoto. Le canzoni della scaletta sono scelte dagli ultimi 4 album, quelli per così dire della consacrazione in patria e, grazie a tour di supporto a band della grandezza dei Muse, anche all’estero. Dall’ultimo recentissimo Ellipsis sono presentati 4 brani, compreso il recente singolo Wolves of winter ed il prossimo estratto Animal Style. I fratelli Johnston e Simon Neil coadiuvati dal vivo da Mike Vennart alla chitarra e Richard “Gambler” Ingram alle tastiere (entrambi provenienti dagli indimenticati Oceansize) riescono ad unire perfettamente linee musicali mai scontate, dal punto di vista strumentale, a ritornelli che si fissano indelebilmente nella mente. E questo è il loro punto di forza che ha permesso loro di riuscire ad aumentare ad ogni concerto il proprio pubblico. E già c’è la promessa di un ritorno ad ottobre.
Al termine di 90 minuti tiratissimi sono state confermate tutte le perplessità che ci eravamo poste prima del concerto: perché non scegliere loro come headliner della serata anziché gli Suede?
L’organizzazione ha optato per la definizione di co-headliner e questa scelta ha fatto sì che almeno due terzi delle persone sfollassero alla fine del concerto dei Biffy, lasciando sotto palco poco più di un migliaio di fan. E’ stato un vero peccato perché comunque gli Suede continuano ad essere dal vivo una delle migliori proposte musicali in circolazione: ed il concerto di Brett Anderson e compagni ne è stata l’ennesima dimostrazione. Pur se l’esibizione è stata minata da parecchi inconvenienti tecnici (con un Anderson furioso pronto ad abbandonare il palco) la band ha snocciolato senza pause una setlist incredibile, riuscendo a regalare hits e b-side passando per brani più sconosciuti ma altrettanto iconici, con potenza e determinazione. Da metà esibizione la tensione si è alleggerita ed il cantante è sceso dal palco per toccare mani e farsi abbracciare dai fan in uno scambio di energia che ha portato il concerto a concludersi nell’ennesimo successo. Nel bis non poteva mancare The 2 of us con cui gli Suede amano omaggiare l’Italia ed una corale New generation cantata praticamente da tutti i presenti.
Ringraziamo l’organizzazione Vivo Concerti e Rossana Moro per l’invito.
Foto e testo di Aurelio Hyerace a Vincenzo Nicolello
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