Appino canta l’umanità

Appino canta l’umanità potrebbe essere un trattato sulle sfaccettature che rendono la collettività come un vaso da cui estrarre tutte le diversità e tutto il mondo complesso di cui siamo fatti e di cui ci circondiamo quotidianamente.

E il bello di questo tour è appunto lo studio dell’essere umano che il frontman degli Zen Circus ha iniziato diversi anni fa e che finalmente nel 2024 esce dai confini del pensiero e da quelli di un disco, Humanize, per approdare sui palchi dei club che di varietà umana ne accolgono da sempre.

Usavo prima il termine sfaccettature che ben si presta anche alla vena stilistica del disco, un misto di generi tutti ruotanti forse ad un periodo storico ben preciso, anni ’80, che però l’artista pisano riesce a rendere attuale giocando anche su un abbozzo di trap seppur chiudendo il live con una chiara e romana impronta cantautorale , il rifacimento di un vendittiano successo, Bomba o non bomba, addirittura con un amico/collega/conterraneo, Motta, lui addirittura adottato con enorme piacere da Roma, a fargli compagnia in chiusura di concerto.

Uscire sotto il diluvio improvviso per andare a Largo ad assistere a questo concerto ne è valsa assolutamente la pena, a testimoniare che le voci inserite nel disco e riportate tra le varie canzoni nel live sono la pluralità dei pensieri intesa come non fossilizziamoci sulla standardizzazione musicale recente, ridiamo spazio a quelle voci che devono fare da contraltare alle generazioni nuove che avanzano e che purtroppo appaiono sempre più “disumanizzate” nella molteplicità che dovrebbe esserci in campo musicale.

Forse, se Appino canta l’umanità, è davvero necessario rivalutare il passato per non ritornare indietro, sia musicalmente che anche in ambiti non necessariamente artistici.

Grazie a Lucia Santarelli di About Ent e a Vivo Concerti per l’accredito concesso.

Testo e fotografie sono di Giulio Paravani.

 

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