Anna Castiglia: una voce fuori dal coro

Un breve e divertente annuncio ai microfoni ha introdotto l’inizio del concerto di Anna Castiglia ieri sera all’Alcazar di Roma, in cui, oltre ai singoli già usciti, ha presentato una manciata di inediti che ci auguriamo vadano a comporre al più presto il primo album di questa giovane e poliedrica cantautrice.

Anna Castiglia arriva sul palco  con il suo bagaglio artistico incontenibile. Deliziosa nella sua gonna lunga in tulle trasparente e gilet maschile, il viso minuto di una baby Mia Martini nascosto dietro agli occhiali giganti e una cascata di capelli castani, che le danno un tocco vintage e super contemporaneo. Imbraccia le chitarre (una classica acustica e una bellissima Ibanez verde) e presenta finalmente al pubblico il suo repertorio sofisticato e farcito di sarcasmo.

Apre le danze con Bovarismo, con tanto di incipit in francese. Così démodé e lontana dagli stereotipi da diventare subito hype. Colta, con gli occhiali da secchiona, si rivela dolce e tagliente al punto giusto da conquistare con naturalezza il pubblico presente, dimostrandosi simpatica e affascinante. Ha in dono una voce melodiosa che controlla con una padronanza fuori dal comune, offrendole la libertà di volteggiare tra le note in modo originale e pieno di fantasia. Ad accompagnarla in quest’avventura live c’erano Edoardo Bolamperti alla batteria, Simone Matteuzzi alla tastiera e Massimo Marcer alla tromba, che, insieme ai vari effetti sonori, hanno contribuito ad arricchire gli arrangiamenti.

Tanti i riferimenti e gli stili musicali, come mille abiti di scena tirati fuori da una valigetta per viaggiare nel tempo e in paesi lontani: influenze qua e là latineggianti, echi di chanson française, raffiche di frasi pungenti che richiamano il rap, atmosfere jazzy e bossa nova, Anna gioca con la musica come con le parole, che accosta e sceglie con cura e intelligenza. 

Ha una capacità incredibile di essere al contempo profonda e leggera, essenziale e sofisticata, allegra e devastante. Di spaziare tra gli stili e ricordare i vari punti di riferimento artistici che probabilmente hanno contribuito alla sua formazione, mettendo comunque in risalto la propria personalità e cifra stilistica.

Nata e cresciuta a Catania in una famiglia di artisti, si è trasferita a Torino a diciotto anni, piena di sogni e di buona volontà, che la hanno portata a vincere concorsi, aprire concerti per artisti noti e fondare, insieme ad altre colleghe, il progetto Canta Fino a Dieci, collettivo di cantautrici femminista che ha come obiettivo di contrastare il gender gap nel mondo musicale e lottare contro gli stereotipi. Si è spostata recentemente a Milano per iniziare gli studi di canto pop/rock al Conservatorio Giuseppe Verdi. A 26 anni  vanta un curriculum bello denso di esperienze, tra cui la partecipazione alla trasmissione Stramorgan su Rai 2, le selezioni di X Factor 2023, che le hanno regalato la giusta dose di visibilità senza intaccare il suo percorso artistico.

Dimostra anche una grande vena comica e strappa più di qualche risata nell’annunciare i brani, in particolare nel breve monologo introduttivo a Iu mi siddriu, in cui ha elencato i vari stereotipi delle sue origini siciliane a cui non sente di aderire come dovrebbe. Troppo disinvolta e preparata per potersi definire ancora un’esordiente, come fa con ironia nel brano Participio presente, non ha timore nel pronunciare frasi scomode o esternare le proprie idee. La sua performance ha una grande teatralità, non in senso gestuale ma nella grande capacità di raccontare e interpretare storie.

Dopo più di un’ora di spettacolo, ci regala anche il bis, interpretando il meraviglioso brano di Califano Un tempo piccolo, che indossa come un abito importante e che le calza a pennello ma che non ha forse ancora la maturità anagrafica per poter far suo con la straziante sensibilità di cui avrebbe bisogno.

E il finale è dedicato a Ghali, il suo brano forse più conosciuto a oggi. Ironico elenco di capri espiatori a cui affidare la responsabilità delle nostre piccole e grandi calamità e della nostra condizione di “vittima eclettica”.

Non credo sia un caso se Anna ha scelto proprio questo aggettivo. La grande varietà di generi da cui attinge e il suo esprimersi in più di una forma artistica, potrebbero essere un limite, rendendo difficile collocarla stilisticamente. Riesce invece a trasformare l’eclettismo in un tratto talmente tipico da caratterizzarla e far trasparire una personalità forte e definita.

Artista vera che non teme di andare controcorrente, ha deciso di intraprendere un tour prima dell’uscita dell’album, contrariamente a quanto stabilito dalla logica del mercato che prevede l’esatto contrario. Destinata a superare la condizione di perenne esordiente, Anna Castiglia  canta e incanta. Ha una gavetta sufficiente alle spalle e un repertorio già pronto per farle spiccare il volo verso nuovi capitoli della sua carriera artistica. All’Alcazar ieri sera si è affermata come cantautrice di spessore, capace di emozionare, coinvolgere e divertire il pubblico grazie alle sfaccettature del suo talento e della sua personalità.

I nostri ringraziamenti a Erica Gasaro di OTR e a Ivonne Ucci di Help Media PR

Articolo e foto di Ginevra Baldassari

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