Autore: Alberto Cipolla
Album: Branches
Label: Meat Beat
Cantautorato classico/elettronico d’atmosfera e soffice come le nostre anime. Alberto Cipolla è un compositore, arrangiatore, cantante e musicista classe 1988, accademicamente preparato e pronto a scaldare cuori con la sua creatura: Branches.
Dodici tracce in cui si parte dalla composizione per arrivare alla struttura, con in testa certa musica strumentale che oggi si afferma con artisti come Federico Albanese e Poppy Ackroyd. Una delicatezza che si celebra con intimità e inserti elettronici che si mescolano a pianoforti e archi, dietro la malinconica voce di Alberto Cipolla. Dentro Branches ci sono tante tracce Mi piace partire, quindi, dai movimenti acustici in doppia battuta vocale maschile-femminile di Foggy Day, per evocare un dream pop che calza a pennello con l’idea di musica di Alberto, che si fa meno melodica e più atmosferica in The Wind. È come se gli effetti metereologici si facessero largo nelle vite dell’ascoltatore, portandolo questa traccia orchestrale nel pieno di una classica canzone che si nutre di effetti electro e composizione d’alto bordo, al ritmo del respiro affannoso di una continua ricerca del proprio tempo, meteorologico e non.
Il pianoforte la fa da padrone anche in Children e Absence, brano, quest’ultimo, che segna un ritrovato legame con accordi melodico strumentali e nervosi, in un saliscendi rumoroso, ma pur sempre gentile. Curioso e particolare è l’intro elettronico di Two Lovers canzone che Alberto Cipolla compone con perizia e solide basi di elettro-pop alla Mulai, spinte dalla sua carica vocale, come sempre evocativa e mistica. Accenni soul e vocoder fanno il resto.
L’album di Alberto Cipolla è così un lavoro a tratti complesso, non inquadrabile nelle viscere dell’attualità musicale, ma personale e sentito. Innanzi al finale dell’album, la sperimentazione lirico-teutonica di Aria cambia ancora le carte in tavola, prima delle ripresa della seconda parte di No regrets, traccia chiave dell’album che viene costruita per lasciare il segno, sempre senza rimorsi di sorta.
Testo a cura di Andrea Alesse
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