I PALAYE ROYALE si esibiscono all’Alcatraz con il loro Death or Glory Tour

I Palaye Royale si sono esibiti all’Alcatraz di Milano ieri sera per l’unica data italiana del loro EU/UK Tour 2024 e non lo hanno fatto da soli, ma accompagnati da alcuni artisti che hanno fatto molto più che scaldare il pubblico in vista della loro esibizione, ma hanno creato a loro volta uno show degno di nota. 

Scopriamo i momenti migliori dello spettacolo di ieri sera – durato più di quattro ore – e addentriamoci nello stile poliedrico e in costante crescita dei Palaye Royale, la band di LA dal sound ricercato, che ha superato i confini del glam-rock e del brit-pop per creare qualcosa di nuovo, qualcosa che possa stare bene soltanto su di loro, esattamente come gli outfit di scena che si preparano da soli.

Gli highlights del concerto all’Alcatraz dei Palaye Royale 

La lunga fila di fan – o meglio di Soldiers of the Royal Council   fuori dall’Alcatraz già alcune ore prima dell’apertura delle porte al freddo, armati di rose in mano e grandi aspettative, rende bene l’idea di quanto i Palaye Royale siano riusciti a crearsi un seguito di sostenitori fedeli, che hanno aspettato pazientemente questo secondo incontro dopo i successi di Roma e Bologna dello scorso anno.

Scopriamo quali sono stati gli artisti e le band ad aprire il loro concerto, per poi arrivare al momento clou della serata, ovvero il loro ingresso sul palco.

Huddy: una giovane promessa nata da TikTok

Il primo a salire sul palco, completamente in solitaria rispetto alle band che poi hanno calcato lo stesso palco nell’arco della serata, è stato Huddy e per molti si è trattata di una vera e propria scoperta. 

Sebbene il giovanissimo Chase Hudson – classe 2002, conosciuto come Huddy  sia ancora agli esordi della sua carriera, la sua musica promette decisamente bene e la sua presenza scenica non è stata da meno.

Diventato famoso online grazie a TikTok e per il suo ruolo da protagonista nel breve film di promozione di Ticket to my Downfall, l’album di successo di Machine Gun Kelly uscito nel 2020, Huddy sta dimostrando talento e uno stile riconoscibile, che lo hanno portato a collezionare successi come The Eulogy of You and Me, scritta e prodotta con l’aiuto dell’unico e solo Travis Barker, nonché uno dei brani con cui si è esibito ieri sul palco. 

A giudicare dalla reazione del pubblico alla sua musica, siamo sicuri che rivedremo presto Huddy in Italia, magari con un tour tutto suo.

I See Stars: i pionieri dell’electronicore

Subito dopo l’esibizione di Huddy è salita sul palco una band che vanta una carriera ventennale, considerata una delle primissime a fare electronicore, gli I See Stars. 

L’atmosfera è cambiata in pochi secondi, le luci si sono abbassate e il pubblico ha iniziato a calarsi con piacere all’interno dell’electronicore e del post-hardcore, guidato dalla voce versatile, aggressiva e nello stesso tempo impeccabile di Devin Oliver, solista del gruppo. 

La band, dopo uno spettacolo degno di nota sul palco, ha promesso di tornare in Italia nel 2025 e possiamo dire che li aspettiamo a braccia aperte.

Hot Milk: un’esplosione british dalle sfumature hardcore

Direttamente da Manchester, gli Hot Milk ci hanno regalato quasi un’ora di esibizione che comunque è sembrata durare troppo poco. 

La band è nata nel 2018 ed è composta dai cantanti/chitarristi Hannah “ Han” Mee e Jim Shawn – i due fondatori che si sono conosciuti su Tinder per poi decidere di fare musica insieme – e dai musicisti Tom Paton e Harry Deller. 

Le voci di Han e Jim si completano alla perfezione e ricordano vagamente una band che conosciamo molto bene: gli Evanescence, unendo con maestria pop-rock, punk pop e hardcore.

I loro testi, la loro musica e la loro presenza scenica hanno incendiato l’Alcatraz, facendo esplodere il pubblico una canzone dopo l’altra. Tra Han che si toglie le scarpe a metà del primo brano e si rovescia una bottiglia d’acqua addosso e Jim che le scompiglia i capelli in modo amorevole durante un suo assolo, possiamo dire che la band ha convinto il pubblico italiano senza difficoltà. 

In molti tra il pubblico si chiedevano come mai si chiamassero Hot Milk dal momento che il genere che cantano è tutto fuorché dolce. A quanto pare, Mee ha spiegato che si tratta di un ossimoro e che in realtà quel nome non significa nulla per loro ma semplicemente pensavano “suonasse bene.” Dopo ieri sera possiamo dire che la risposta di Han non ci stupisce per nulla.

I Palaye Royale salgono sul palco dell’Alcatraz

La band che tutto il pubblico stava aspettando e che rappresenta ad oggi uno dei gruppi più innovativi del rock contemporaneo, ha deciso di non farsi attendere oltre e di salire sul palco addirittura con un minuto di anticipo.

Il loro spettacolo ha avuto inizio con Nightmares e una domanda è sorta spontanea tra la folla: “Perché Remington Leith ha una prolunga per il microfono chilometrica?” La riposta a questa domanda è diventata chiara durante il concerto, specialmente quando il cantante si è prodigato nel crowdsurfing a bordo di un canotto gonfiabile o quando si è immerso tra la folla – per la gioia dei microfonisti che gli ”davano lenza” ogni due secondi sperano di vederlo ricomparire tra il pubblico. 

La band composta dai tre fratelli Remington Leith, voce solista, Sebastian Danzing alla chitarra, ed Emerson Barrett alla batteria, ci ha regalato brani tratti per lo più dal nuovo album Death or Glory, nel quale la band ha voluto mettersi in gioco e creare uno stile unico e riconoscibile, abbandonando vecchie etichette che gli erano state attribuite in passato. Ma non sono certo mancati alcuni grandi successi particolarmente amati dai fan come Broken, Lonely – eseguita con un interlude al piano – Dead to Me e Dying in a Hot Tub.

Fino ad arrivare a Fever Dream , brano del nuovo album che i membri della band durante il concerto hanno dedicato alla loro madre, a cui è stato diagnosticato il cancro proprio mentre registravano l’ultima canzone dell’album.

Close your eyes and exit life tonight

You’ll be just fine, you’ll be alright

It’s time we start escaping

Fever Dream

The lights are fading

Take my hand to Neverland, you’ll see

We can be free, we can be anything

Just you and me

Un momento che ha toccato molto il cuore dei fan, specialmente considerato che è stata proprio la mamma dei tre componenti del gruppo a credere sempre in loro e ad accompagnarli in ogni tappa del loro incredibile viaggio nella musica, fin dagli esordi.

Il vero messaggio di Death or Glory

Death or Glory non è solo il titolo dell’album e del tour, ma è il riassunto della visione artistica dei Palaye Royale. Per loro fare musica è una vera e propria questione di vita o di morte: non accettare mai vie di mezzo, puntare sempre al massimo senza compromessi. 

Parlando del nuovo album, la band tempo fa aveva commentato:

“Death or Glory” è quella frazione di secondo di incertezza in cui si cade a terra chiedendosi se si volerà o si colpirà il suolo. È dove il caos incontra l’armonia, dove ci troviamo a lottare tra l’ego e l’autodistruzione, il successo e la disperazione, la morte o la gloria

E possiamo dire che la data italiana abbia rappresentato esattamente questa sensazione per tutti i presenti all’Alcatraz.

Grazie a Chiara Boscarato e Matilde Scoglio di Words For You per averci dato l’opportunità di essere presenti.

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